L'esponente della Margherita sarà uno dei relatori al convegno nazionale di Lerici

Naccari: il Sud fuori dall'oblio

Pino Toscano - Gazzetta del Sud - Reggio Calabria, 02.09.2003

«Bisogna esprimere una nuova politica per il Mezzogiorno»

Demetrio Naccari Carlizzi, esponente nazionale della Margherita e componente della Consulta centrale degli enti locali, leader dell'opposizione in consiglio comunale, sarà uno dei relatori al convegno di Lerici in programma il prossimo 4 settembre sul tema “Una politica di sviluppo per il Sud».

La scelta di Naccari per questo importante appuntamento è stata fatta direttamente da Francesco Rutelli, come riconoscimento del ruolo del politico reggino nell'attività della Margherita, con particolare riferimento al Mezzogiorno.

Naccari si troverà accanto a prestigiosi rappresentanti dei partiti e delle istituzioni operanti nel Sud, come Antonio Bassolino, Raffaele Fitto, Fabrizio Barca, Francesco Rosario Averna, Paolo Nerozzi, Riccardo Villari, Gianfranco Viesti, Luigi Cocilovo, Raffaele Bonanni e Sergio Zoppi.

Naccari, cosa rappresenta per lei questa “chiamata” di Rutelli, un riconoscimento o una prospettiva?

«Credo che sia il segno dell'impegno che Rutelli, a nome di tutta la Margherita, vuole produrre nel Mezzogiorno a fronte di una totale assenza di politiche in suo favore. In questo senso mi fa particolarmente piacere rappresentare un punto di vista che desidero esprimere con la sensibilità di un politico e di un amministratore del Sud».

Va bene. Ma non le sembra di avere un po' circumnavigato la domanda?

«Chiaramente è prevalso l'imbarazzo di spiegare la mia partecipazione fra alcuni dei maggiori protagonisti delle scelte nazionali. Non so se è un difetto, ma io ho sempre pensato alle cose ancora da fare. Credo che la Margherita debba puntare sulle esperienze amministrative per esprimere una nuova politica del Mezzogiorno. Sotto questo aspetto spero di dare un contributo utile».

Quale argomento affronterà in particolare a Lerici?

«In questi mesi abbiamo definito alcune proposte che saranno portate all'attenzione del parlamento nella convinzione che il Mezzogiorno attraversi una fase di oblio, cui conseguirà fatalmente un peggioramento degli indicatori economici. Il professor Viesti, in un recente saggio, propone provocatoriamente di abolire il Mezzogiorno. Nella sostanza, questa operazione è già avvenuta».

A cosa si riferisce?

«Il trend della legislazione negli ultimi anni sta delineando, tra forzature al federalismo e probabile devolution, una marginalizzazione senza scampo per il Sud. Se accanto a questo processo nazionale, perseguito dall'asse Bossi-Tremonti e colpevolmente subito da Berlusconi, prevale in Calabria una debolezza amministrativa figlia del mancato utilizzo dei fondi comunitari per migliaia di milioni di euro e di scelte non fatte come quella sul Piano sanitario regionale, allora il futuro non può che essere tragicamente fosco».

Intanto, però, lo Statuto della Regione Calabria viene stoppato dal Governo e sottoposto all'esame della Corte Costituzionale. Non è un paradosso?

«Formalmente sì. Perché l'obiettivo è quello di separare i territori e quindi mortificare l'autonomia regionale. Sembrerebbe un controsenso. Nella sostanza, però, immaginiamo cosa potrà succedere se questa autonomia, ai limiti del dettato costituzionale, sarà rivendicata nella distribuzione delle risorse finanziarie. Non c'è dubbio che la vicenda Statuto abbia sottolineato un inaccettabile sfregio per la Regione. Ma siamo sicuri che quelle scelte sono davvero utili a governare meglio la Calabria?».

Intanto si è registrata una quasi totale convergenza tra maggioranza e opposizione. Questo dovrebbe pur significare qualcosa, no?

«L'opposizione di centrosinistra ha motivi tattici e di contenuto per avere assunto questa posizione. Ribadisco: lo schiaffo alla Calabria c'è tutto. Ma ridimensionare il potere di scelta dei cittadini circa l'elezione del presidente, aumentare il numero degli organi dell'assemblea e dei consiglieri di quello che è uno dei consigli più costosi d'Italia non mi pare fosse la strada migliore per una nuova politica che chiami il governo nazionale ad una diversa attenzione nei confronti della Calabria».

Lei sembra alludere all'ipotesi del consociativismo nel voto sullo Statuto. È così?

«Il consociativismo può essere una delle chiavi di lettura degli ultimi appuntamenti elettorali. I lettori e gli elettori hanno occhi per vedere e capacità di valutare i fatti. Diciamo che io avrei preferito che le provocazioni istituzionali avvenissero per l'area metropolitana di Reggio e per rendere più efficiente l'azione di una “Regione straniera”».

Come sta la Margherita?

«Mah, la Margherita è un progetto diverso dal partito tradizionale, che peraltro si inserisce in una rivisitazione di tutto il modello di coalizione. Noi non vogliamo far perdere alla Margherita la freschezza e l'ispirazione originaria di luogo aperto del confronto sociale. Ultimamente sono molto contento per l'adesione significativa di un gruppo di ex e attuali consiglieri comunali e provinciali che ha scelto di iscriversi alla Margherita perché ritiene che sia un riferimento autenticamente popolare e, al tempo stesso, moderno. Presto convocheremo una conferenza stampa per presentare i nuovi amici e le loro motivazioni».

In questi giorni si fanno i primi nomi per le elezioni europee e regionali. Qual é la sua possibile casella?

«Per ora l'unica mia casella è quella degli insoddisfatti di questa amministrazione comunale. Non si può di certo andare avanti così. Per il futuro tutto dipende da quali prospettive e quali progetti si proporranno. È chiaro che ci si candida per fare qualcosa e per realizzare degli obiettivi di progresso. Occupare una sedia e basta non è in cima ai miei desideri...».

 

RC 02 09 03

Pubblicato il 08/03/2005

 

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