La proposta di Laface di revocare l'intitolazione del Lungomare al sindaco scomparso
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Redazione
Pino Toscano - Gazzetta del Sud - Reggio Calabria, 05.08.2003
Italo compatta il consiglio
Interrogazione di Demetrio Naccari sul mistero del masso massonico
Italo Falcomatà torna a far parlare di sé in consiglio comunale. Accade nei preliminari di una seduta prettamente estiva, con molti banchi vuoti tra gli opposti schieramenti e con il settore riservato alla giunta quasi deserto. Non c'è nemmeno il sindaco Giuseppe Scopelliti, impegnato altrove.
È il capogruppo del Nuovo Psi, Mario Laface, a introdurre l'argomento spiazzando tutti. La proposta è quella di revocare la delibera con la quale, all'indomani della scomparsa del Professore, l'esecutivo municipale, con il parere unanime dei gruppi consiliari, decise di intitolare il Lungomare a Falcomatà.
Secondo Laface, quella parte della città dovrebbe essere “riconsegnata” al nome di Giacomo Matteotti, spostando l'attenzione su Falcomatà verso la passeggiata a mare. Immediate le reazioni.
Il centrosinistra, con Demetrio Naccari, esprime sconcerto: «Quella scelta fu fatta con l'assenso dell'intera amministrazione, senza riserve di appartenenza politica, nella consapevolezza di rendere il giusto riconoscimento ad un sindaco che si era battuto per la sua città e che proprio sulla riqualificazione del Lungomare aveva condotto una delle battaglie più decise».
Matteotti? «Nessuno ha mai pensato di espropriarlo. Al contrario, si è ritenuto che potesse assumere un idoneo riposizionamento nella parte alta, al posto del re Vittorio Emanuele III la cui collocazione naturale è al “Cippo”. Questa proposta, dunque, è stupefacente».
La stessa maggioranza, per bocca di Gesuele Vilasi, si pronuncia negativamente. Altrettanto faranno, a microfoni spenti, Fabrizio Veneziano, che all'epoca fu uno dei più convinti sostenitori della opportunità di dedicare il Lungomare a Falcomatà, Vanna Argentino Mazzitelli e altri.
Nessuno, dentro e fuori dall'aula, appoggia la richiesta di Laface, che tuttavia in un secondo intervento tiene a precisare di aver sottoposto al consiglio una sua autonoma riflessione, svolta con il massimo rispetto nei confronti del sindaco: «Penso che nemmeno a Falcomatà la soluzione adottata sarebbe piaciuta». Si va avanti.
Naccari critica la formula “Trebus”. Escogitata dall'Atam, sostiene, per aumentare il prezzo della corsa. «La nostra idea di biglietto integrato treno-autobus lasciava libertà di scelta ai cittadini che volessero utilizzare solo il mezzo di trasporto urbano. Se uno non ne ha necessità, perché dev'essere costretto a prendere anche il treno?».
A Naccari preme chiarire pure un'altra vicenda, rispetto alla quale ha rivolto una interrogazione al sindaco. Su un'aiuola della Via Marina è spuntata una scultura con tanto di compasso e squadrette. «Poiché escludo che l'Ordine degli ingegneri abbia deciso di celebrarsi con questi segni», osserva ironicamente il leader dell'opposizione, deduco che si tratti di evidenti simboli massonici».
E, visto che l'amministrazione è “confessionale”, quindi incompatibile con la massoneria, ora l'interrogante vuole sapere se l'opera sia stata autorizzata e da chi. Quando si passa all'ordine del giorno, i primi due punti vengono unificati in quanto l'argomento è il medesimo: la devolution.
È ancora Naccari a tenere banco, chiedendo al consiglio di pronunciarsi su una questione che rischia di impoverire ulteriormente il Mezzogiorno e la Calabria a vantaggio del Nord. Il consiglio decide di affidare allo stesso rappresentante della minoranza e al capogruppo dell'Udc Giuseppe Martorano (l'altro proponente), la stesura di un documento da portare in aula.
Prima, però, Enzo Sidari (An) aveva chiesto una breve sospensione della seduta, bocciata clamorosamente con i voti di Forza Italia. Lo scricchiolio nella maggioranza, a dispetto delle smentite, diventa crepa. Intanto, l'aula si è svuotata. Fatta la verifica del numero legale, non resta che rompere le righe.
RC 05 08 03a
Pubblicato il 08/03/2005
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