Raffa ricorda il difficile periodo da facente funzioni

Volevano che facessi il passacarte

di Claudio Labate pubblicato su [strill.it]

Nel corso della deposizione nell’ambito del Processo Fallara, Raffa ha inteso ricordare il contesto politico incandescente in cui si sviluppò l’intera vicenda, raccontando del documento di sfiducia (il cd documento dei trenta, ndr) che definisce “assurdo” nei suoi confronti, e che lo accusava di aver interrotto il modello di amministrazione fin lì portato avanti dal suo predecessore. “Il documento – sottolinea Raffa – nasceva da alcuni atti finalizzati a ristabilire l’autonomia e la responsabilità che provenivano dalla mia nuova carica”.

Intanto perché diede seguito ad alcune richieste di chiarimenti da parte dell’opposizione che lamentava di non ricevere mai il Bilancio analitico. Ma l’ex sindaco facente funzioni circoscrive anche un episodio. “Per me, quella situazione era legata alla rescissione dei contratti dell’avvocato Zoccali e dell’avvocato Melissari (non avevano ruoli dirigenziali ma erano consulenti esterni, il primo a titolo gratuito, il secondo oneroso), che nel frattempo avevano ottenuto nuovi incarichi alla Regione”.

Una sorta di ritorsione, pare di capire, che si manifestò ancora più evidentemente con le due giunte andate deserte da parte degli allora assessori. “La terza giunta – chiarisce Raffa – la convocai con l’intervento dei Vigili Urbani”. Ma c’è anche un altro fatto che secondo il Presidente della provincia, provocò quella fronda al Comune di Reggio Calabria. E cioè il Decreto Reggio.

Dopo l’elezione di Scopelliti alla Regione, si doveva individuare il successore, che la prassi voleva fosse il sindaco pro tempore (per dieci mesi complessivi). “Si disse – argomenta Raffa – che per dare continuità alla progettazione si dovesse affidare il tutto alla Regione. Una ipotesi ventilata anche prima del mio insediamento e per me non esisteva alcun problema nell’accettarlo se la normativa lo permetteva. Dell’argomento ne parlai anche con il sottosegretario Mantovani che però non diede seguito alle mie richieste”. La vicenda finì con la nomina di Raffa. Rispondendo poi alle domande del giudice Tarzia, sulla discontinuità imputatagli, Raffa ha aggiunto: “Ebbi l’impressione che mi stessero dicendo, devi stare fermo lì, non fare niente, continuando sul modello amministrativo precedente. Tutti quelli che ricoprivano un ruolo, non solo a Reggio, mi contestarono. Ci furono ben 247 comunicati stampa sulla vicenda. Insomma non ero gradito, ma io non potevo fare solo il passacarte. Io ero responsabile della gestione di un percorso amministrativo, non più solo un appartenente ad una parte politica”.

Il Pm chiede a Raffa se fino a quando non scoppiò il caso avesse avuto contezza della drammaticità delle finanze di Palazzo San Giorgio, e l’ex sindaco facente funzioni ha ricordato come se ne parlasse  spesso in giunta, ricordando l’episodio più volte tirato in ballo nel corso del processo, riferito all’allora assessore Veneziano, esasperato dall’incomunicabilità con la dirigente, che “non dava seguito alla sue richieste, frutto di elementi caratteriali di onnipotenza – riferisce Raffa – che la facevano sentire talmente forte da poter contrastare anche la parte politica”. Alla fine Veneziano sarà spostato allo Sport.

 

 

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