Processo Fallara, la deposizione dell’avvocato Barrile indispettisce il Pm e il Giudice

Lei non sembra così esperto

di Claudio Labate pubblicato su [strill.it]

Si sarebbe dovuta esaurire oggi la lista di testi che il Pm Sara Ombra ha chiamato a testimoniare per l’accusa nel cd Processo Fallara che vede tra gli imputati il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti (nella veste di Sindaco di Reggio all'epoca dei fatti contestati) e i revisori dei conti comunali di quel periodo, Carmelo Stracuzzi, Domenico D'Amico e Ruggero De Medici, accusati di falso in atto pubblico e, solo per Scopelliti, abuso di ufficio.

Nell’udienza tenuta questa mattina al cospetto del Tribunale presieduto da Olga Tarzia, si sarebbero dovuti presentare in quattro. Ma soltanto uno di loro, l’avvocato Antonio Barrile (“esperto” del sindaco dal 2002 e capo di Gabinetto dalla parentesi Raffa in avanti), si è sottoposto all’esame in aula. Gli altri - l’avvocato Franco Zoccali (all’epoca direttore generale del Comune), il dirigente comunale Pasquale Carmelo Nucera, e l’architetto Bruno Labate (imputato in altro procedimento per aver intascato cospicue somme per consulenze mai rese) – in maniera giustificata o meno hanno disertato l’aula n°13 del Cedir, in cui si è svolto il procedimento.
Ma la testimonianza di Barrile può definirsi una vera debacle. Tanto il Pm, quanto il giudice, hanno più volte imbeccato il teste ravvisando diverse contraddizioni nelle risposte rese costellate da tanti “penso”, qualche “non ricordo”, e diversi “non so”. Tali da far giungere il giudice a dichiarare: “Mi scusi se glielo dico, ma mi pare che non si sia dimostrato così esperto. Non sono riuscita a comprendere molte cose”.
In effetti l’avvocato Barrile sembra essere andato in difficoltà diverse volte. La sua deposizione è partita, sollecitata dalle domande del Pm, dalla ricostruzione temporale e tecnica della gestione del contenzioso comunale, che lo ha visto protagonista in qualità di esperto dell’allora sindaco Giuseppe Scopelliti.

Così Barrile spiega che fino all’avvento dell’attuale Governatore, al Comune esisteva un collegio difensivo composto da sei persone e che si ridusse in brev tempo a tre. Per il sopraggiungere di nuove normative europee che impedivano il convenzionamento con gli avvocati, fu revocata quell’impostazione  e da quel momento gli incarichi furono dati ad avvocati esterni iscritti regolarmente all’Albo. Solo tra il 2005 e il 2006 fu approntato un bando apposito da cui scaturì la “short list” di professionisti da cui cominciò ad attingere Palazzo San Giorgio. La retribuzione prevista era ai minimi tariffari fino al 2007, poi, in base ad alcune direttive impartite dalla Corte dei Conti, fu applicato un tariffario interno. La novità del riordino del Contenzioso, era anche rappresentata dal fatto che il Comune era tenuto ad inserire in Bilancio le cifre che si prevedeva servissero a portare avanti le cause. Il conferimento dell’incarico, invece, avveniva con ordinanza firmata dal sindaco. Lo stesso Barrile elaborò un file “tipo” che prevedeva gli obblighi a cui doveva attenersi il professionista che accettava l’incarico. Le ordinanze erano predisposte dall’Ufficio di gabinetto e dall’Ufficio legale, mentre “la scelta del nome del professionista – chiarisce Barrile – la facevo io”. Lo stesso spiega che vi erano giudizi per importi fino a 516 euro per cui si costituivano i funzionari e i dirigenti interni; al di sopra di quella cifra difronte al Giudice di Pace ci si poteva costituire con specifica autorizzazione.

Il punto sottolineato Barrile, in questa fase, è che “l’Ufficio finanze e Tributi, mandava direttamente al sindaco le ordinanze di nomina tanto dei professionisti interni quanto di quelli esterni”. Il Pm gli chiede come mai, visto che le ordinanze avevano l’intestazione dell’Ufficio di gabinetto. “Non glielo so dire – la risposta – Non ci siamo mai informati del perché”. Barrile dice anche di non sapere degli incarichi della Fallara (“non me ne sono mai interessato – dice - fino a quando non uscì la notizia sulla stampa”). Il Pm cerca quindi riscontro alle affermazioni rese proprio ieri da Giuseppe Raffa, e chiede al teste se era vero che Raffa gli chiese spiegazioni su quegli incarichi della dirigente in Commissione tributaria. Barrile risponde: “Si, me le chiese, e io gli dissi che li poteva firmare tutti”. Sul punto il pm e il giudice ravvisano molta confusione, ed insistono incalzando Barrile che cerca di essere più esplicito: “Raffa non mi esplicitò un dubbio preciso. Non me lo pose come un problema giuridico, me lo disse tra le altre cose. Io gli dissi di firmare perché fino a quel momento quel tipo di atto fu sempre firmato. Ma non ricordo se mi disse del caso specifico della Fallara”. Ma poi aggiunge: “Si mi chiese anche per quelli dell’Ufficio Finanze, ma non mi disse che i suoi dubbi fossero relativi alla loro legittimità”.
Così interviene anche il giudice Tarzia. Chiede al teste di concentrarsi su quelle domande perché il giorno prima è stato sentito Raffa. Quindi Barrile nuovamente  ribadisce: “Non ricordo, può essere di si, può darsi che me lo chiese…”

Insomma Raffa alla fine firmo, “ma quando la cosa divenne di domino pubblico – prosegue Barrile – ognuno di noi disse la sua. E così consigliai Raffa di sospendere tutti gli incarichi alla Fallara”. Nel chiarire queste ultime affermazioni Barrile spiega che non conosceva quell’articolo del contratto relativo alla “onnicomprensività”, che quindi approfondì, parlandone con il sindaco Raffa, il segretario e altri dirigenti.
Barrile ricorda anche che “tra nel 2005 o nel 2006 la Fallara gli chiese il file “tipo” per le ordinanze di incarico. Ipotizzai che per tutto quello che concerneva il settore Finanze facesse lei autonomamente”. Ma quegli incarichi non passavano mai dagli uffici di Barrile. “Andavano direttamente dal sindaco. Mi sono posto il problema, ma pensai, senza domandarglielo, che erano atti dirigenziali, al di là della loro natura. Io non avevo il controllo sugli atti dei dirigenti”. Insomma Barrile sostiene che insieme a quelli di Finanze Tributi anche altri atti andavano direttamente al sindaco. “Per esempio quelli relativi all’assegnazione degli alloggi. Ma non ricordo chi fosse dirigente all’epoca. Ce ne sono stati tanti”.

A questo punto Barrile, sollecitato ancora dalle domande del Pm che intende capire come mai la Fallara non venisse coinvolta nel nuovo modo di gestire il contenzioso, risponde che “Lei non si faceva coinvolgere. I rapporti con la Fallara erano pochissimi. Faceva tutto lei, a me non forniva notizie del suo operato. Io avevo rapporti con l’Ufficio legale e con la dirigente Squillaci, con la quale andavamo d’accordo. Lei si rapportava con il sindaco, la giunta e gli assessori”.

Insomma, tutto ciò che concerneva il settore Finanze e Tributi sfuggiva a qualsiasi controllo: “Gli atti di quel settore andavano alla segretaria del sindaco, dove venivano protocollati, e sottoposti direttamente a lui”. Quante pratiche arrivavano sulla scrivania di Scopelliti, lo chiede invece nel corso del controesame l’avvocato Labate. Barrile risponde che “arrivavano a gruppi di 15-20 pratiche. Non le illustravo. Raramente mi chiedeva chiarimenti”.
In conclusione, il giudice chiede dei rapporti tra lo stesso Barrile e Scopelliti, e di che natura fosse il suo incarico a Palazzo San Giorgio. Barrile spiega della conoscenza politica e professionale da sempre esistente tra i due, chiarendo che Scopelliti nutriva la massima fiducia in lui e che quindi lo nominò con un decreto generico, avallato dal dettato dello Statuto comunale: “Il sindaco – conclude Barrile - mi dava carta bianca”.
Fin qui l’udienza odierna. Il giudice ha già fornito le prossime due date: il 25 marzo e il 18 aprile. In particolare in quest’ultima data saranno chiamati a deporre gli imputati del processo e i testi della difesa.

 

 

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