Si pensi a voltare pagina

Francesco Paolillo - Il Quotidiano della Calabria - 17/10/2007

(N.D. Demetrio Naccari Carlizzi è stato nominato componente della Commissione Codice Etico del Partito Democratico, istituita il 27 ottobre 2007, nel corso dell'Assemblea Costituente Nazionale di Milano. Tale Commissione ha il compito di predisporre, entro il 31 gennaio 2008, la proposta del Codice etico da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea costituente entro il 28 febbraio 2008)

"Non penso ne di sostituire Principe ne che i risultati possano portare ad avvicendamenti "Trovare la capacità di superare gli errori del passato. I vecchi sistemi di potere non reggono più"

Parla Demetrio Naccari Carlizzi, che a urne aperte esulta per i "suoi" numeri «Non siamo quegli eretici che alcuni pensavano fossimo. Il risultato elettorale testimonia l'accoglimento della nostra tesi che ritiene insufficiente e sbagliato costruire il Pd sulla scorta degli schemi e della sommatoria dei gruppi dirigenti dei partiti d'appartenenza,».Demetrio Naccari esulta ad urne aperte. I numeri gli danno conforto: 18% per i "Democratici riformisti" su base regionale, 36% nei cinque collegi reggini.

Insomma, onorevole Naccari, in certi casi l'importante non è vincere, ma giocare bene.
«In effetti, se teniamo il conto il dispiegamento delle forze in campo il nostro è un grande dato, raccolto quando di fronte ad una dislocazione del potere assolutamente sbilanciata. Non avevamo il sostegno di tanti consiglieri regionali di cui uno presidente, di presidente di Province, di vice ministri, il sottosegretario alle Infrastrutture o parlamentari».

Ma Walter Veltroni non aveva indicato la fine del correntismo?
«Veltroni diceva no ai vecchi sistemi, al coagulo dei gruppi di potere che avevano come referenti dei signorotti della politica. L'organizzazione finalizzata alla produzione di idee è giusta e auspicabile, quella finalizzata ad escludere dalla partecipazione chi non è omologato va combattuta».

Ha mai avvertito il rischio di monopolizzazione delle assemblee?
«Senza il nostro contributo e quello delle altre liste dell'area Veltroni, il rischio di riprodurre le dinamiche nazionali dei vecchi partiti, e in particolare dei Ds, sarebbe stato alto»;

Quindi nessun timore per un eventuale asse Loiero-Bova?
«Il nuovo partito ha sistemi, accordi e alleanze che non sono pensati in funzione "ad escludendum": Veltroni ha chiarito e Minniti l'ha ribadito che entro sei mesi deve essere costruito il nuovo gruppo dirigente. Oltretutto, in sede di assemblea ci sarà un'ulteriore scomposizione di queste liste stesse. Anche se Bova e Loiero si mettessero insieme non sarebbero lo stesso maggioranza. Bova è solo una parte della lista "A testa alta" che ha una serie di altri leader, penso a Mario Oliverio, a Nicola Adamo o ad altri consiglieri regionali. Questo dimostra come l'establishment di Ds, Margherita e Pdm, che aveva presa nei partiti d'origine, nel Pd sarà molto più annacquato».

Col Pd cosa cambierà nel governo regionale?
«Il Pd deve essere discontinuità anche a livello di governo. Così non fosse anche Loiero ne perderebbe. Noi, tuttavia, dobbiamo immaginare che un gruppo unico, come quello che dovrà fare il Pd al più presto, sia capace di assicurare, superando divisioni e frammentazioni, maggiore coesione. La giunta regionale sarà quindi chiamata a svolgere un programma diverso sia in alcune politiche specifiche sia nell'interpretazione».

Un programma diverso nei contenuti e anche negli uomini?
«Quella degli uomini è responsabilità del presidente e io non mi permetto di dire nulla. Dobbiamo però avere la capacità di superare gli errori del passato. Su alcune realtà, per quel che mi riguarda, sono stato assolutamente critico: non ho votato provvedimenti come Why not, la Sorical ed ho fatto proposte sui costi della politica. Bisogna capire che certe cose non si possono portare in consiglio. Ecco perché il governo regionale dovrà realizzare una, svolta rispetto ad alcuni settori che, in tré anni, ci danno degli elementi in più su cui riflettere».

Per i "Riformisti", nell'esecutivo, c'è oggi Sandro Principe. Domani ci potrebbe essere Demetrio Naccari?
«Naccari non pensa ne di sostituire Principe, ne che i risultati possano portare ad avvicendamenti. Noi dobbiamo puntare a migliorare il quadro complessivo. Io non ho nessuna frenesia. In passato la politica, con un'inter-giunta. Lascio all'opinione generale se Naccari potesse dare o meno un contributo. Quello che verifico, però, è che dopo l'uscita di Naccari non c'è stato più un assessore ai Trasporti, lo stesso dipartimento è stato frammentato e siamo l'unica realtà dei paesi Ocse che non hanno un dipartimento infrastrutture e trasporti unitario. Questo ha indebolito la Calabria in un settore dove la Calabria aveva bisogno di una spinta delicata. Si sono fatti anche dei provvedimenti sbagliati e si sono indebolite alcune realtà. Per me non è una rivincita, ne chiedo di entrare in un sistema di potere. Mi batto esclusivamente affinchè ci sia una politica che non faccia errori. In passato ho visto un sistema di potere bloccato su scelte che dipendevano da altre scelte fatte da un establishment. Se alcuni miei colleglli non vogliono essere definiti oligarchie o establishment devono porsi l'obiettivo di ragionare insieme agli altri e di partecipare al sistema democratico consentendo un confronto utile sulle questioni».

Ma quel sistema che l'ha fatta fuori, adesso se lo ritrova al suo stesso tavolo di lavoro. Cosa prova se ci pensa?
«Per me sì volta pagina. Siamo in una fase in cui i vecchi sistemi di potere non reggono, Veltroni e Minniti sono garanzia di questo. In ogni modo, non mi sento oggetto di operazioni, credo solo che quella stagione si sia definitivamente chiusa. Chi ha avuto ragione ha avuto ragione, chi torto ha avuto torto. Spero che il Pd abbia un unico senso: basta con le lotte finalizzata agli equilibri e alle guerre interni alla politica. Iniziamo a confrontarci e a fare proposte su come continuare a governare la Calabria facendo meglio».

 

 

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