Il rimpasto vada oltre il Pd

Demetrio Naccari chiede l'azzeramento della giunta

Il Quotidiano della Calabria 16/11/07

«Basta con le alchimie politiche»

Catanzaro - «Credo ohe la rimodulazione della giunta regionale, dopo la nascita del Partito democratico, sia, un fatto necessario. Detto questo, però, dovrebbe riguardare tutti gli assessori e non soltanto quelli in quota Pd, perché altrimenti potrebbe passare all'esterno il messaggio politico che il problema di questo governo sia il nuovo partito. E, invece, non è così».

Demetrio Naccari Carlizzi entra nel vivo dell'attualità politica calabrese, intreccia i due argomenti chiave che stanno animando il dibattito di questi giorni: Partito democratico e rimpasto alla Regione. Un presente nell'area dei Democratici riformisti e un passato nella Margherita, il consigliere regionale ritorna con la memoria all'assemblea di Catanzaro che ha segnato l'inizio dell'era Minniti.

Allora, il Pd calabrese è ufficialmente nato e Minniti ha preso le redini del nuovo partito. Si è notato, però, nelle prime file dell'auditorimn Casalmuovo un po' di freddezza da parte dei big...Come mai?
«Penso che in Calabria, dove si intrecciano mille vicende, sia fisiologico che il debutto di un nuovo partito provochi grande attesa e, nello stesso tempo, spinga anche a un po' di pretattica. Ma il discorso di Marco Minniti ha chiarito in maniera esemplare quale deve essere la rotta di questo partito. Basta con le frammentazioni, da sabato si è aperto un nuovo corso per la politica calabrese. Chi si attarda in alchimie tradisce lo spirito con cui è nato il Pd».

Che cosa ha apprezzato del discarso del segretario regionale?
«Mi riconosco nella descrizione di un partito aperto e plurale, e nello stesso tempo capace di arrivare a sintesi, di decidere e quindi governare. Vìviamo in un'epoca in cui a muovere l'elettore non sono tanto le convinzioni ideologiche, quanto le risposte ottenute per i propri bisogni. Vince chi fa, insomma, chi e capace di programmare e incidere attraverso le proprie azioni di governo».

Passiamo al "capitolo" organizzazione del partito. Che cosa ne pensa della proposta di Minniti di eleggere Loiero a presidente dell'assemblea?
«Lo ritengo non solo un fatto necessario, ma dovuto. Sono convinto che un Partito democratico che non prevedesse un impegno diretto del presidente della Regione, sarebbe più debole, perché è sul terreno delle azioni di governo, che il Pd può misurare la sua capacità "stabilizzatrice". Non si tratta soltanto di mutuare il modello Veltroni-Prodi, in Calabria ci sono delle car ratterizzazioni politiche precise. Se, infatti, a livello nazionale Prodi si muove come leader di una maggioranza precaria, qua da noi la situazione è diversa perché Loiero ima. maggioranza ce l'ha. Quindi il Pd in Calabria può consolidare le istituzioni tanto più si propone come forza politica capace di mettere in campo riforme e cambiamenti. In questo senso, il coinvolgimento di Loiero - o meglio la condivisione di questo quadro di riferimento tra un partito e un presidente di Regione - è fondamentale. Ovviamente, in questo momento, apprezziamo l'alto senso di etica politica del presidente che ha deciso di autosospendersi (in attesa delle decisioni della magistratura sulla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Catanzaro, ndr)».

E per quanto riguarda il ruolo di capogruppo? Lei che fa, si candida?
«Non ritengo sia possibile avanzare candidature e neanche sancire autoesclusioni. Chiaramente, giudico molto generoso il gesto di Franco Pacenza di "mettersi in panchina", perché dimostra di aver sposato a pieno lo spirito di riconciliazione con cui nasce il Pd. Però, per un ruolo così delicato, alla guida di un gruppo molto grande e quindi molto composito, la scelta può essere fatta soltanto dopo un confronto senza rete fra tutte le componenti politiche. n metodo migliore per non sbagliare è stabilire prima il mandato da dare al capogruppo, la missione del suo agire, e poi capire chi può raggiungerlo. E' evidente, poi, che il capogruppo dovrà essere scelto spezzando le vecchie logiche di "maggioranza" e "opposizione"».

Arriviamo così all'argomento "rimpasto". Lei che cosa ha capito? Si fa, non si fa e poi come? Giunta a otto? A dodici?
«Ne sappiamo poco tutti. Ma credo che se il presidente della Regione e il segretario Mìnnitì hanno parlato chiaramente di "un guizzo" e di "una fase due", passi indietro non ce ne saranno. Tanto più che è giusto finalizzare in nuovi assetti di governo la nascita di un partito. Da il segno del dinamismo».

E secondo lei come si potrebbe ricomporre la giunta?
«Sono, evidentemente, scelte esclusive del presidente Loiero. Ritengo, però, che una riorganizzazione dell'esecutivo non debba e non possa riguardare soltanto gli assessori del Partito democratico, perché altrimenti qualcuno si potrebbe sentire legittimato a pensare che il problema di questa giunta sia il Pd. E non e assolutamente vero. E' preferibile allora rimettere m gioco tutto, fare tesoro dei risultati già ottenuti, per poi ricomporsi attorno a obiettivi chiari e immediatamente perseguibili».

Quanto crede che, in questo momento, l'agire della magistratura condizioni quello della politica?
«Non ho intenzione di essere annoverato tra quelli che lamentano una qualche ingerenza tra poteri, tutta, fra l'altro, da dimostrare. In realtà, provo pena per coloro che cercano di utilizzare occasioni che sono anche emotive perché collegate a tragici eventi, e m cui bisognerebbe partecipare alla ricerca della verità, per instiUare veleni e travisamento totale della verità alla ricerca di strumenti di lotta politica nelle aule di giustizia. Si inventano o si stravolgono fatti, eventi e verità di evidenza palmare e, all'occorrenza, documentabili solo per difendersi o accaparrarsi l'ultimo brandello di potere. Questo è il vero trasversalismo (il riferimento di Naccari va alle dichiarazioni fatte dal cognato di Eranco Fortugno, Fabio Laganà, durante l'ultima udienza del processo Fortugno, ndr)».

Un giudizio, infine, su uno dei provvedimenti più importanti approvati dalla giunta Loiero: il nuovo Plano sanitario, che si appresta ad arrivare in Consiglio regionale.
«Sono molto contento che il Piano sia stato approvato, perché sulla sanità un governo regionale si gioca la faccia. Oggettivamente, il provvedimento va nella direzione di un cambiamento profondo del sistema e l'impostazione è molto buona. Ci sono, pero, degli aspetti perfettibili, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra pubblico e privato nella distribuzione dei posti letto. Ho notato una spinta eccessivamente liberista. Il sistema pubblico in alcune aree va rafforzato. Penso, ad esempio, al sistema del "teleconsulting" nella Piana di Gioia Tauro. In questo senso, l'assemblea è il luogo prediletto per una lettura approfondita e definitiva del Piano».

 

 

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