Verso il Partito Democratico

Lettera aperta di Romano Prodi

Pubblichiamo la lettera di invito al seminario sul Partito democratico che si svolgerà a Orvieto il 6 e 7 ottobre. Care amiche, cari amici, con questa lettera desidero invitarvi a partecipare al seminario sulla costruzione del Partito democratico, che si terrà ad Orvieto il 6-7 ottobre prossimi. L’incontro è promosso da me quale presidente dell’Ulivo, di intesa con i massimi dirigenti di Ds e Margherita, i soggetti che, insieme, hanno presentato le liste unitarie per la camera dei deputati alle scorse elezioni politiche.

Questa iniziativa nasce da una discussione approfondita e risponde ad una esigenza posta da milioni e milioni di cittadini che ci hanno sostenuto e che ci sostengono. Con il seminario di Orvieto vogliamo realizzare un incontro fecondo e libero tra i rappresentanti di partiti, associazioni, movimenti e personalità interessati a trasformare l’Ulivo da alleanza elettorale a soggetto politico che unisca tutti i democratici.

A questo seminario, daranno un contributo fondamentale i professori Pietro Scoppola, Roberto Gualtieri e Salvatore Vassallo, che ringrazio fin d’ora per essersi assunti l’incarico gravoso ma decisivo di introdurre i lavori con relazioni impegnative e basilari. Da più di dieci anni – cioè da quando ho deciso di partecipare attivamente alla vita politica – l’Ulivo è il centro ed è l’orizzonte del mio impegno.

In questi lunghi anni ci sono stati successi e battute d’arresto. Nei momenti belli e in quelli meno belli ho cercato sempre di tenere ferma la rotta, convinto che il nostro paese avesse bisogno di una grande forza democratica e progressista e che questa forza dovesse nascere dall’incontro delle tradizioni riformiste che hanno accompagnato la crescita culturale, sociale e civile del nostro popolo e hanno sostenuto attivamente quel processo storico che ha condotto le masse degli umili e dei diseredati, uniti dall’impegno nel lavoro e dal desiderio di una vita migliore e di una società più giusta per sé e i propri figli, a diventare protagonisti della vita pubblica e, anche attraverso i partiti che hanno dato loro voce e rappresentanza, parte fondamentale e costitutiva della Repubblica e dello stato democratico.

Oggi più che mai mi sento di ripetere quello che tante volte ho detto negli anni passati: non ci sono più ragioni perché le tradizioni riformiste dei socialisti, dei popolari e dei cattolici-democratici, dei liberaldemocratici e dei laico-repubblicani, divise dalla storia e dai contrasti ideologici del ‘900, continuino ad essere divise anche in un secolo nuovo, cominciato con qualche anticipo con la caduta del muro di Berlino. Le divisioni del passato non hanno dunque più ragione di esistere, ma è nel futuro che dobbiamo cercare le ragioni di una unità nuova e feconda.

Queste ragioni oggi sono forti ed hanno il loro fondamento nella domanda di cambiamento del paese che sale dalla nostra gente che si attende sia un orizzonte di crescita economica e sociale guidata da criteri di equità, di merito e di solidarietà che un quadro di stabilità di governo assicurato da un sistema politico bipolare trasparente e moderno.

Offrire una risposta a questa domande è ciò che ci ha guidato nella elaborazione del programma di governo e nella costruzione della coalizione di centrosinistra – l’Unione – che abbiamo candidato con successo a guidare il paese. Le elezioni le abbiamo vinte. E certo oggi l’impegno nel governo è di importanza fondamentale perché la realizzazione del programma dell’Unione – di cui l’Ulivo è tanta parte – a cui gli italiani hanno dato fiducia è la condizione di successo di ogni ulteriore iniziativa politica.

Ora, mentre il paese è unito nell’assunzione di responsabilità internazionali per la pace e il governo è impegnato nella definizione di una legge finanziaria che rilanci crescita e sviluppo, potremmo essere portati a dimenticare quanto sia stata dura e difficile la battaglia contro la destra e a sottovalutare l’impegno necessario a consolidare la coesione della coalizione e a portare a compimento il progetto dell’Ulivo.

Non sono trascorsi ancora tre mesi dal referendum costituzionale che ha respinto la sciagurata riforma della Casa delle libertà, chiudendo una stagione politica lunga e densa di appuntamenti elettorali vinti dal centrosinistra. È ai successi della stagione appena conclusa che dobbiamo riallacciarci per dare sostanza e futuro al progetto del Partito democratico.

Il risultato delle elezioni politiche del 9-10 aprile ha premiato la proposta dell’Ulivo, che, insieme agli altri partiti dell’Unione, ha offerto al paese un programma di governo affidabile, nel quale la maggioranza degli elettori ha riconosciuto le possibilità di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese in una cornice di giustizia ed equità per tutti i cittadini.

Le successive elezioni amministrative hanno confermato la fiducia conquistata alle politiche, consolidando ed ampliando il radicamento dell’Ulivo e dei suoi rappresentanti nei comuni e nelle amministrazioni locali. La destra è all’opposizione. L’Ulivo – unito da un comune programma agli altri partiti dell’Unione – è al governo. Dare al paese il governo di cui ha bisogno è prioritario ed è l’impegno che abbiamo assunto con tutti gli italiani.

Eppure la responsabilità che oggi avvertiamo non si esaurisce nell’esercizio del governo, ma si estende anche all’impegno a condurre in porto quel processo politico che, dopo anni di sforzi ed esperimenti, ha portato, anche attraverso le primarie del 16 ottobre 2005, alla decisione di proporre la lista unica dell’Ulivo alla camera dei deputati e, quindi, riconoscendo il successo di questa proposta e le speranze sottese in questo successo, alla costituzione dei gruppi parlamentari dell’Ulivo in entrambe le camere.

Ho voluto brevemente ripercorrere le tappe del nostro cammino recente perché nulla di quanto abbiamo raggiunto era scontato, perché nulla di quanto abbiamo conseguito è assicurato per il futuro se non avremo la forza di proseguire sulla via delle riforme e dell’innovazione. È giunto il momento di formulare proposte ed assumere impegni per costituire quel grande soggetto democratico di cui l’Italia ha bisogno per dare stabilità al governo e per consolidare – anche attraverso gli opportuni aggiustamenti istituzionali e la modifica della legge elettorale – l’impianto bipolare del nostro sistema politico.

L’Italia ha bisogno di un grande partito moderno che unisca tutti i democratici e che costituisca il baricentro politico e programmatico del campo riformatore e progressista. Taluni, dinanzi alle difficoltà dell’impresa, avanzano dubbi, nutrono incertezze, temono la fretta e mettono in guardia dalla effettiva possibilità di una sintesi di tradizioni e valori distinti. Altri mettono in guardia dal rischio verticistico e burocratico, immaginando un partito che si costituisca per sommatoria di Democratici di sinistra e di Margherita, a cui pure viene riconosciuto da tutti – al di là delle critiche – un ruolo fondamentale nella promozione del nuovo partito.

Altri ancora immaginano la nascita del nuovo partito come una palingenesi che dovrà azzerare le organizzazioni esistenti e sostituirle con un nuovo ordine che nasce da un nuovo inizio senza passato. In tutte le obiezioni che vengono mosse al progetto di Partito democratico vi è qualcosa di vero. Ma noi dobbiamo tenere conto di tutti i dubbi e di tutte le obiezioni e non farci bloccare da nessuna di esse. Dobbiamo avere pazienza, ma dobbiamo anche procedere spediti.

È quello che stiamo facendo – nell’Ulivo, nei gruppi parlamentari di camera e senato, nelle regioni e nei comuni – sforzandoci di immaginare la forma e il percorso da dare a un processo che trasformi l’alleanza elettorale dell’Ulivo in unità in un partito politico che sia nuovo e aperto. Sono persuaso che occorra innescare – e re-innescare – un processo che investa sul desiderio di discussione e sulla voglia di partecipazione della nostra gente, un processo che, per ampiezza e per profondità, si ispiri alla grande esperienza delle Primarie. Senza entusiasmo e senza passione non costruiremo il partito nuovo di cui abbiamo bisogno. Ci vuole fiducia e ottimismo.

Quando abbiamo deciso di svolgere le primarie – la decisione fu presa nel giugno del 2005, dopo passaggi e confronti anche aspri – chi credeva che più di 4 milioni di cittadini vi avrebbero preso parte? In quella esperienza noi abbiamo costruito un incontro virtuoso tra organizzazione dei partiti ed elettori, abbiamo abbattuto barriere e costruito ponti.

Abbiamo evitato che dicotomie negative quali base/ vertice o partiti/società-civile costruissero finte polarità e finte alternative. Il Partito democratico non potrà nascere che dall’incontro tra la responsabilità dei gruppi dirigenti (che sarà anche verifica degli stessi) e la voglia di partecipazione, di quello che, per semplicità, chiamo popolo delle primarie. Dobbiamo immaginare un percorso in cui le scelte e le decisioni dei partiti (nei loro organi decisionali, fino ai congressi) si incontrino e convergano con una platea di soggetti più ampia e meno, o diversamente, strutturata.

Avendo presente tutto quanto detto, penso quindi che noi dobbiamo iniziare a definire il progetto del Partito democratico, ragionando su tre questioni: le ragioni storiche e politiche del nuovo partito; il suo profilo ideale e programmatico; la sua forma organizzativa e il processo costituente. Sono proprio questi i temi centrali del seminario di Orvieto, che sarà una tappa fondamentale nella costruzione del Partito democratico se offrirà l’occasione non solo per interrogarsi ma anche per dare forma e prospettiva alla discussione sulla carta fondativa del nuovo partito e sulla partecipazione larga e strutturata dei nostri sostenitori al processo costituente che, fino da ora, può darsi l’obiettivo del battesimo politico alle prossime elezioni europee.

La complessità e le difficoltà di questo processo non devono spaventarci. Semmai devono spronarci. È in questo spirito che rinnovo l’invito a partecipare al nostro incontro di Orvieto, tappa di un viaggio lungo di cui ormai intravediamo il traguardo e che dobbiamo apprestarci a concludere.

da: www.margheritaonline.it

 

 

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