Diga del Menta - emergenza idrica
protocollo d'intesa per completare i lavori entro il 31 maggio 2008
Redazione
L’accordo tra la Regione Calabria, la Provincia di Reggio e la Sorical, per il completamento dello schema idrico della diga del Menta, rappresenta un punto di svolta per la città di Reggio, un segno indelebile che può caratterizzare con decisione l’operato di questa legislatura regionale.
A questo punto, appare doveroso fare un riepilogo storico del progetto Menta.
Dell’approvvigionamento idrico di Reggio se ne fa un gran parlare da oltre 40 anni, senza una risposta definita. Si iniziò a lavorare dal punto di vista operativo, con i primi sopralluoghi nel 1965, nella vallata del torrente del Menta, nel comune di Roccaforte del Greco.
Reggio era definita nel piano generale delle acque approvato intorno al 1960 città ad alto stress idrico.
L’apporto della diga del Menta è quindi indispensabile per risolvere i problemi idropotabili di tutta l’area dello Stretto, e del comune di Reggio Calabria che attualmente è alimentata con prelievi eccessivi da falde, cui conseguono l’abbandono dei pozzi esistenti lungo costa, ulteriori emungimenti a monte e, quindi, accelerazione di un progressivo fenomeno di intrusione salina lungo tutta la costiera reggina, da Gallico a Valanidi.
Scopo del progetto approvato nel 1979 era quello di risolvere il problema idrico di Reggio Calabria che non aveva soluzione con i mezzi ordinari.
Il progetto viene approvato nel 1980 con un costo iniziale di 53 miliardi: prevedeva la realizzazione di un bacino sul Menta di 18 milioni di metri cubi, e di altri due bacini sui torrenti Aposcifo e Ferraina. Successivamente per una serie di considerazioni il progetto venne ridimensionato, comprendendo per l’invaso e l’allaccio il solo bacino del Menta. Da qui l’acqua, grazie a una condotta sotterranea di 7 chilometri e mezzo, doveva giungere all’invaso principale, tramite un complesso sistema di "doppia adduzione".
Scopo del progetto era in parte la soluzione del problema della "grande sete" di Reggio Calabria, (accresciuta da una rete idrica che perde il 50% dell’acqua immessa, e dal fatto che nella città sono sorti interi quartieri abusivi, che si sono allacciati alle condutture), mentre il 33% dell'acqua raccolta doveva avere non meglio precisati "usi industriali", tra i quali l'alimentazione di una centrale idroelettrica da realizzare in località Cataforio (RC).
Nel 1985, quando i lavori iniziano – purtroppo insieme alle intimidazioni - i costi salirono a 210 miliardi. Nel “libro bianco” dell’allora governo Dini ne sono stati previsti 296.
Il progetto definitivo, ultimato a cavallo delle fine degli anni ’90 e l’inizio del 2001, prevede quindi l’erogazione dell’acqua per la città di Reggio e altri comuni limitrofi. Da allora sono rimaste in sospeso, con grave responsabilità politica da parte di vari livelli di competenza governativa, le opere di completamento, tra le quali l’alloggiamento dei tubi nella galleria di adduzione, già ultimata, l’impianto di condotta forzata, la centrale idroelettrica, l’impianto di potabilizzazione dell’acqua, la dorsale di adduzione sino alla rete idrica cittadina.
Abbiamo invece assistito a numerose dichiarazioni formali di impegno di colonnelli o vice generali non assistite da alcun intervento finanziario vero e a sopralluoghi che servivano solo a pubblicare poi titoli di giornale. E’ per me un dovere di verità ricordare la nota che, all’indomani di una delle tante visite di cortesia, fu pubblicata da Gazzetta del Sud il 19.7.2002. In quella nota si titolava “Un’enorme vasca inutile” e noi chiarivamo che senza l’ulteriore finanziamento di circa 160 miliardi di lire la diga sarebbe rimasta una vasca inutile nemmeno buone per farsi il bagno e che “i fondi disponibili bastavano solo al completamento della galleria, delle condutture interne e per la messa in funzione della diga permettendo così l'inizio del suo riempimento.
Tra circa due o tre anni avremo la diga piena ma senza la possibilità di usarla in quanto le opere di distribuzione a valle, per un valore di circa 60 milioni di euro, non sono state ancora finanziate se non previste in qualche accordo di programma».
Traduzione: sarà come avere la vasca da bagno ma senza rubinetti nè tubo per il “telefono” della doccia””. Allora, in maniera costruttiva, insieme con il collega Antonio Camera suggerimmo cosa dovesse fare il Comune per la sua parte del problema e cioè “velocizzare gli allacci alla nuova rete idrica già costruita col Decreto Reggio dal centro fino a Catona e solo parzialmente collegata, in attesa della parte di rete per la zona Sud ormai pronta per da appaltare per 20 milioni di euro, e per la quale la vecchia amministrazione aveva avuto il disco verde dalla conferenza dei servizi”.
Avevamo ancora suggerito di continuare il programma del Sindaco Falcomatà di potenziamento del sistema idrico che, se portato avanti, avrebbe consentito di diminuire i gravi disagi dei cittadini. Purtroppo rimanemmo inascoltati tanto che oggi dopo tre anni e 4 mesi le nuove reti idriche realizzate dall’amministrazione precedente sono ancora parzialmente non collegate, l’appalto per la rete della zona sud è ancora da rifare.
Poiché oggi è un giorno di festa non mi esprimo sul finanziamento per il dissalatore, circa 6 milioni di euro, pannicello caldo con cui chi governa tenta di nascondere il mancato finanziamento del Menta per circa 80 milioni. I problemi evidenziati dai cittadini in questi giorni dimostrano che eravamo stati facili profeti ancorché inascoltati.
Credo che con onestà fuori da ogni logica di schieramento dopo la conferenza stampa di oggi si capirà l’attenzione, la concretezza e il valore di questa classe dirigente che opera per Reggio.
Demetrio Naccari Carlizzi
Articolo precedente | Articolo successivo