Brancher pessima notizia per il Sud

D’improvviso Brancher, dipendente di Pubblitalia,

fedelissimo di Berlusconi, deputato di collegamento tra Lega e Forza Italia è diventato ministro del federalismo. A Pontida, dopo qualche giorno,  Bossi chiarisce che è lui il ministro del Federalismo. La stampa nazionale prevalente ha seguito la tesi che la nomina di Brancher nasca con l’obiettivo di fargli esercitare il legittimo impedimento, essendo lo stesso “impegnato” processualmente.

Ma la sortita di Bossi può avere più significati. In ogni caso se Bossi rimane il ministro per il federalismo e Brancher diventa prima ministro per l’attuazione del federalismo fiscale poi, dopo l’arrangement con Bossi e in spregio alle regole, ministro della sussidiarietà e del decentramento un significato sembra emergere.

In sostanza ci aspetta un ulteriore serie di provvedimenti sul federalismo oltre alla applicazione della legge 42 in tempi brevissimi. Infatti le indiscrezioni parlano di un’approvazione dei decreti attuativi della legge delega sul federalismo fiscale nei primi di luglio. Poi potrebbe toccare ad altri passi nella tramatura tutta settentrionale di una riforma dello Stato ispirata al Federalismo competitivo, il Federalismo che piace al Nord. In questi mesi si è discusso molto del costo del federalismo.

Il costo che ogni riforma che introduce decentramento produce ( costi diretti e indiretti). Si è taciuto invece sul vero costo che unanimemente la dottrina individua nei processi di decentramento attuati in Paesi a forti divari territoriali. Il vero costo infatti è il sacrificio in termini di equità e di allargamento dei divari.

La legge sul federalismo fiscale non si è occupata che marginalmente del grave trade-off che si produrrà tra redistribuzione necessaria ed efficienza da ricercare. Gli effetti della legge delega sul federalismo, in attesa della traduzione che ne faranno i decreti attuativi, rischiano di impoverire il presente ed il futuro del Sud almeno quanto le scelte di politica economica del Governo che utilizza i fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno come bancomat per gli oneri finanziari nazionali di qualsiasi genere. 

La sussidiarietà in salsa lombarda sarà un’ulteriore scoperta ma intanto sappiamo da Richard Musgrave (il teorico più illustre del federalismo cui Calderoli dice di essersi ispirato) che la funzione redistributiva viene meglio assicurata dal governo centrale.

Ce n’è per temere il peggio anche perchè Brancher sostiene in maniera piuttosto singolare e contraddittoria che “la titolarità assoluta spetta ad Umberto” e che “il decentramento comprende anche il federalismo”. Quindi non sappiamo cosa ci aspetterà: un federalismo a guida Bossi che scandisce un ulteriore processo di riforma puntato sul principio di sussidiarietà o un ulteriore processo di decentramento guidato sostanzialmente da Brancher di cui il federalismo fiscale è solo l’aperitivo. In ogni caso una pessima notizia per il sud.


Demetrio Naccari Carlizzi

 

 

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