L'Assessore Demetrio Naccari Carlizzi interviene sulla vendita dell'Albergo Miramare
I reggini rispondano alla svendita di un pezzo di storia della città
Redazione
Con una delibera di giunta comunale datata 30 Nov 2009 , incredibile a dirsi, il sindaco ha deciso di mettere in vendita il Miramare.
Desta sconcerto la leggerezza con la quale si è dato l’annuncio alla città: tramite una conferenza stampa con cui si vuole anticipare le reazioni alla notizia e cercare di darne una lettura positiva. Ormai questo è il metodo e ciò denota un vero disprezzo per la capacità di controllo sociale che la città può esprimere.
Peraltro da anni a fronte di una presunta politica a favore della cosiddetta città turistica il Miramare era chiuso anche a causa di un contenzioso mal gestito dall’Amministrazione comunale.
Ricordo come dopo la gestione del commissario prefettizio D’Aloisio, Italo Falcomatà riuscì a risanare gli oltre ottanta miliardi di debiti del Comune e a salvare il Miramare dalla vendita a cui era destinato come il Centralino. Come Daloisio che era un commissario lontano dal sentimento della città e dalla sua memoria adesso Scopelliti comunica la decisone di vendere un gioiello di Reggio. Sarebbe interessante comprendere i motivi della scelta, forse non dovremo aspettare molto.
I cittadini sono considerati sudditi, nessuna consultazione, nessun coinvolgimento del Consiglio comunale,nessun tentativo di individuare altre forme di gestione.
Colpisce come in assenza di vere politiche finalizzate all’attrazione turistica chi ha abusato di slogan e sperperato per festicciole varie pensi ora di poter svendere un luogo simbolo della città.
Purtroppo i dati pubblici e ufficiali per la città di Reggio dal 2004/2008 sul totale delle presenze (stranieri + italiani) è un decremento di 22.188 unità e in percentuale un -13,64%.
Occorre assegnare un valore ai dati ed alle cose.
Mi stupirei in una data situazione avvenisse la vendita del Miramare senza una reazione e un sussulto dei reggini, delle associazioni, del sindacato, delle forze politiche. Almeno di coloro che non ci stanno a mettere sotto i piedi l’identità e la responsabilità di essere cittadini responsabili. Il futuro è di tutti e i beni pubblici non sono di nessuno.
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