L'incompatibilità di Labate non percepita dal sindaco

Violato l'equilibrio tra controllori e controllati

CalabriaOra 23/07/2007 - Lucio Musolino

«L'infiltrazione mafiosa nell'amministrazione comunale è facilitata dall'esternalizzazione di alcuni servizi pubblici attraverso cui si favorisce l'aggiramento della normativa».

Questa la frase pronunciata dal sostituto procuratore Domenico Galletta, uno dei tre magistrati della Dda che ha condotto le indagini sulla cosca Libri e su come questa abbia condizionato, in alcuni casi, l'amministrazione di Palazzo San Giorgio.

Dall'operazione "Testamento" è emerso che uno degli anelli deboli del Comune sarebbe stato il consigliere di Alleanza Nazionale Massimo Labate arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio.

Uno dei capi di imputazione riguarda proprio l'incarico conferito a Labate dal sindaco Giuseppe Scopelliti il quale (il 4 agosto 2005) gli aveva affidato, con tanto di remunerazione, la presidenza del comitato tecnico di controllo della Leonia. La stessa società mista, che si occupa della raccolta di rifiuti solidi urbani, dove, grazie all'interessamento di Massimo Labate, sarebbero stati assunti alcuni lavoratori fidati della cosca Libri.

Il problema è che il ruolo di consigliere comunale (cioè di controllore della Leonia) sembrerebbe incompatibile con quello di presidente della commissione di controllo della stessa società mista (cioè del controllato).

Una situazione paradossale che, sin dal 2005 era stata segnalata dall'ex consigliere comunale della Margherita Demetrio, Naccari al sindaco Scopelliti, al prefetto De Sena e al ministero dell'Interno. Addirittura il deputato dei Ds, oggi viceministro. Marco Minniti aveva presentato, sull'argomento, un'interrogazione parlamentare a risposta scritta. Un documento, indirizzato all'allora ministro dell'Interno Pisanu, che era stato firmato anche dai deputati Domenico Bova, Luigi Meduri, Gerardo Oliverio, Giacomo Mancini, Nicodemo Oliverio e Domenico Pappaterra.

«Risulta - era scritto nell'interrogazione di Minniti del 26 gennaio 2006 - che l'amministrazione comunale di Reggio Calabria avrebbe posto in essere alcuni atti amministrativi in contrasto con il decreto legislativo n. 267 del 200 (articolo 63) nominando i consiglieri comunali Labate Massimo e Gatto Paolo, rappresentanti del Comune in seno alle società miste rispettivamente "Leonia Spa" e "Recasi Spa", delle quali il Comune detiene il 51 per cento de capitale sociale, con compiti di controllo, laddove secondo l'interrogante vanno assegnati ad esperti qualificati ed esterni all'organo politico qual è il Consiglio. Gli incarichi ai consiglieri sono retribuiti dalle predette società miste, controllate dal Consiglio comunale con evidente ipotesi di incompatibilità e violazione di legge».

«A nulla - aveva aggiunto Minniti - sono valse le interrogazioni e le diffide presentate in tal senso dalla minoranza consiliare agli organi istituzionali comunali (segreteria generale. Presidenza del Consiglio comunale), trasmesse anche alla prefettura di Reggio Calabria».

Il quesito era stato quindi proposto da chi, all'epoca, sedeva sui banchi dell'opposizione a Montecitorio e oggi, invece, occupa un posto importante in quello stesso ministero dell'Interno che, però, non ha assunto alcun provvedimento per risolvere i problemi di incompatibilità a Palazzo San Giorgio. Problemi che riguarderebbero anche i consiglieri comunali Demetrio Strati (nominato il 1 luglio del 2006 componente della commissione della Re.Ges. Spa) e Giuseppe Alati (nominato il 17 luglio 2006 nella commissione della Re.Ca.Si. Spa al posto di Paolo Gatto).

Ritornando all'incompatibilità di Massimo Labate, il segretario generale del Comune Francesco D'Agostino, il 30 gennaio 2006, aveva risposto a Naccari che «l'incarico conferito dal sindaco al consigliere Labate, a parere di quest'ufficio, non è ascrivibile ad alcuna delle cause previste dall'articolo 63 del Testo unico n.-267/2000».

Ma il gruppo consiliare della Margherita si era rivolto in più occasioni anche al prefetto Luigi De Sena il quale ha interrogato la Direzione centrale per le autonomie del ministero dell'Interno.

Dalla capitale arrivano a Reggio due risposte nell'arco di 20 giorni.

Nella prima, datata 7 settembre 2006, il direttore centrale Giovanni Balsamo scrive: «Appurato che il consigliere Labate non svolge alcuna funzione presso la società Leonia Spa ma fa parte di una commissione che opera per conto del Comune al fine di controllare la gestione della stessa, si ritiene che nella fattispecie non si configurino ipotesi di incompatibilità. Per tali considerazioni desta pertanto perplessità la circostanza che la società corrisponda un emolumento in favore del predetto per l'espletamento dell'incarico. Ciò in quanto è da considerarsi inammissibile, per le necessarie garanzie di imparzialità dell'attività espletata, la corresponsione di compensi da parte della società nei cui riguardi è svolta l'attività di verifica».

Nella seconda lettera, il prefetto Balsamo scorge addirittura «una coincidenza di interessi piuttosto che un conflitto» perché la commissione tecnica di controllo della Leonia (presieduta da Labate) «svolga, sostanzialmente nell'interesse del Comune, il ruolo neutrale di controllore del puntuale adempimento, da parte del privato contraente, degli obblighi contrattuali».

Sollecitati dal prefetto De Sena, sull'argomento erano intervenuti anche il sindaco Giuseppe Scopelliti e il presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti i quali avevano ribadito la regolarità della nomina di Labate.

Quest'ultimo - aveva affermato il sindaco in una nota del 27 dicembre 2005 - «è stato nominato non rappresentante del Comune presso la società mista Leonia, ma componente della commissione di controllo della gestione e del rispetto dei contratti riportati».

Una nomina, che «a sommesso avviso della presidenza del Consiglio comunale» non era incompatibile proprio perché «il consigliere Massimo Labate non fa parte del Cda della Leonia». Da quanto scritto in questi mesi dal sindaco Giuseppe Scopelliti, dal presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti, dal segretario generale del Comune Francesco D'Agostino e, dal direttore centrale per le autonomie del ministero dell'Interno, prefetto Giovanni Balsamo sembrerebbe che il ruolo di Labate all'interno della Leonia era solo di controllore della società mista, un componente della commissione tecnica che non aveva poteri di gestione.

Tuttavia, nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Concettina Garreffa, è scritto che l'agente di polizia e consigliere comunale arrestato avrebbe consentito al capo locale di San Giorgio Nino Caridi «l'inserimento di lavoratori da lui indicati nella società mista Leonia S.p.a.». Un compito che non poteva essere svolto da un semplice "controllore".

In allegato trovate il testo integrale dell'interrogazione parlamentare e della lettera a suo tempo inviata al prefetto di Reggio Calabria.

 

Risposta prefetto labate gatto

Pubblicato il 30/07/2007

Interpellanza parlamentare labate

Pubblicato il 30/07/2007

 

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