Il nuovo coordinatore provinciale di Reggio Calabria è l'avv. Giuseppe Mazzotta.
Intervista al nuovo segretario provinciale della Margherita Giuseppe Mazzotta
Redazione
«Comincia la fase del cambiamento»
All'uscente Sera dice: «Non l‘ho sentito, ma ci sarà spazio anche per lui»
di FRANCESCO PAOLILLO - il Quotidiano di Calabria 19/03/2007
La prima telefonata, l'ha ricevuta dagli amici ulivistì di Roma. «E non può capire che soddisfazione». Giuseppe Mazzotta, è segretario provinciale della Margherita solo da un giorno. «Ma quanta fatica», dice dopo una notte insonne passata a contare schede. Ha avuto i favori di un congresso che, nella sala “Green" di Palazzo Campanella, era plasticamente diviso in due. A sinistra la corrente della sua mozione col primo firmatario Demetrio Naccari, a destra il groppone dell’uscente Giuseppe Sera con in testa Maria Grazia Laganà, la vedova del vice presidente del consiglio regionale, Franco Fortugno, ucciso a Locri due anni fa. Mazzotta ha ricevuto la fiducia di 151 delegati, contro i 147 di Sera.
Segretario, dica la verità, ve li eravate contati prima i 151 voti?
«Sapevamo di vincere perché la maggioranza del congresso stava palesemente dalla nostra parte»
Eppure è stato difficile. All'ultimo quelle quattro schede nulle sono state una manna dal cielo.
«Non avrebbero cambiato granché. Ma è stato, comunque, difficilissimo. Impedendo di votare al capogruppo comunale Demetrio Pellicanò o all'assessore provinciale Francesco Gangemi, per fare un esempio, cominciavamo a temere il peggio».
Come va interpretata la scelta di escludere alcuni delegati dalle operazioni di voto.
«Quando hanno cominciato a percepire che i numeri stavano dalla nostra parte, si sono dati da fare. Hanno tentato di colpirci chirurgica mente».
E’ stato tutto studiato a tavolino?
«Penso proprio di si. Ma queste cose non succederanno più, glielo posso garantire».
Crede che i delegati abbiano percepito negativamente quel gesto?
«La gente era stanca di questo partito. Soprattutto, era fortemente critica nei confronti degli ultimi tre anni di gestione. Di fronte a certe scorrettezze hanno reagito».
Pensa di avere intercettato anche le preferenze dell'ala legata al sottosegretario Luigi Meduri?
«Bisognerebbe chiederlo a lui. Comunque, era felice per la nostra vittoria».
Sicuramente non avrà avuto la stessa reazione del segretario regionale Franco Bruno.
«Bruno ha cercato di fare il segretario al di sopra delle parti, ma qualche volta ha reagito da tifoso».
E non tifava per lei.
«Non tifava per nessuno. Ma gli sarebbe piaciuto vedere un segretario diverso».
Anche perché la vittoria della sua mozione è un chiaro segnale per il congresso regionale.
«E’ un monito importante. Adesso si apre una partita decisiva per la Margherita calabrese. Anche Bruno ne dovrà tenere conto visto che si ricandiderà».
Quanto le piacerebbe vedere Demetrio Naccari al timone del partito?
«Sarebbe il massimo. Si andrebbe a completare il lavoro fatto fino ad oggi e chiuderemmo definitivamente il cerchio».
Torniamo alla segreteria provinciale. Si è accorto che ha la minoranza nell'assemblea?
«Non è proprio così. Considerato che molti dei nostri eletti, non hanno potuto esprimere il loro parere, essendo di diritto parte integrante dell'organismo, siamo maggioranza piena».
Insomma, meglio non poteva andare.
«Infatti. Siamo stati bravi, non c'è che dire».
Ha sentito l'ex segretario Giuseppe Sera?
«No».
Nemmeno dopo il voto?
«Nemmeno».
Eppure una telefonata la poteva fare.
«Poteva farla anche lui».
Vabbé, dica qualcosa al suo predecessore.
«Non ho molto da dirgli. C'è spazio per tutti nella Margherita, anche per lui. Adesso le cose cambieranno radicalmente e noi che siamo per l'inclusivismo, non sbarreremo la strada a nessuno. La porta della segreteria di via Possidonea è sempre aperta. C'è un partito da ricostruire, non se lo dimentichi».
Non le è piaciuto proprio il cammino degli ultimi tre anni?
«Dobbiamo invertire decisamente rotta. In ogni modo, ormai fa parte del passato. Adesso si deve guardare al futuro».
Che prospettive si è dato?
«Bisogna agire in funzione del Partito democratico ed è indispensabile una classe dirigente forte che traghetti la Margherita in questo delicato passaggio».
Prima, però, ci sono le elezioni comunali del 27 e 28 maggio.
«E’ una sfida importante, un appuntamento che non possiamo fallire. La partita si può e si deve vincere».
Regge ancora l’ipotesi delle due liste dielle?
«Guardi, è presto per parlare di formazioni da mettere in campo. La verità è che, per fare due liste, ci vogliono basi importanti, motivazioni credibili. Altrimenti, una seconda aggregazione non ha senso di esistere. Vedremo fra qualche giorno che condizioni ci saranno e ne ridiscuteremo».
Mi tolga una curiosità: il congresso è stato caratterizzato dalle divisioni e lei che è un "Parisiano" doc, che ci fa in mezzo ai "rutelliani"?
«E' il sintomo del cambiamento. Abbiamo voluto ribaltare gli schemi ragionando liberamente. A Roma.»
Quotidiano19marzo2007
Pubblicato il 30/03/2007
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