Naccari si dimette dalla Giunta Regionale

Scelte politiche regionali alla base della decisione

Da giorni sono in attesa di capire quali siano i veri motivi per cui una crisi regionale, annunciata per realizzare elementi di discontinuità, si sia risolta con la semplicistica sostituzione di un assessore senza intaccare il programma di legislatura. Né la semplice attribuzione della delega ai fondi comunitari ad un assessore può fare immaginare altro che un tentativo di contendersi in qualche modo la titolarità nell’uso delle risorse comunitarie. Infatti, discutere solo di chi abbia il potere sui fondi UE senza spendere una parola sul che farne, è un’operazione di corto respiro da ogni punto la si guardi.

I proclami di questi mesi, che abbiamo auspicato anche autocritici, sono incompatibili con un esito insignificante che fa pensare che certa parte della politica usi l’Ulivo come un mero espediente per sostituire di chi non è omologato.

Questa operazione, è onesto dirlo sino in fondo, ha avuto le forme, i percorsi di un tentativo di eliminazione personale.
La gravità non sta tanto nella sostituzione di un assessore di Reggio con un altro di Cosenza o nel tentativo di contrabbandare una lotta di potere per un fatto politico ma nell’ombra oscura che si pone sul soggetto futuro. Il partito Democratico e l’Ulivo, sono invece una straordinaria opportunità per la politica e per l’Italia e non una vecchia furberia spacciata per il razionalismo di Karl Popper.

E’ opportuno chiarire come non sia emersa in alcun modo una divergenza tra gli organismi nazionali e quelli regionali della Margherita.Infatti, alla direzione regionale si è impedito di indicare l’assessore e il coordinatore regionale ha stabilito arbitrariamente che fosse il gruppo consiliare e quindi Giamborrino e Sculco a scegliere l’assessore DL. E’ altrettanto noto che il partito nazionale, unitariamente e nei suoi vertici rappresentativi, abbia indicato la mia conferma e che con una serie di artifici tale indicazione sia stata modificata grazie ad un uso spregiudicato, quanto strumentale, di una posizione unitaria del “cosiddetto” Ulivo.

Né io credo che si possa governare con squilibri territoriali e politici. La Margherita mantiene un solo assessore addirittura con una delega di mera programmazione in concorrenza con una cabina di regia, con la stessa Giunta, con le competenze della Commissione regionale UE e dello stesso Consiglio oltre che del dirigente generale e non ultimo del Presidente. I Ds mantengono un vicepresidente con delega al turismo, un’ assessore con delega alla Sanità, il presidente del Consiglio, due presidenti di commissioni importanti come UE e Territorio e Ambiente. Lo squilibrio nei rapporti dell’Ulivo è evidente e non ha bisogno di argomentazioni. Persino la voce della Margherita scompare quando della soluzione della crisi a parlare in Aula è il solo capogruppo DS a nome di tutti. E’ evidente che la Margherita assume una posizione tecnica e servante, come il partito dei contadini in Polonia.

Il metodo scelto nell’occasione è d’altra parte lo stesso che in passato si è usato per esempio per la campagna Fava-Chiaravalloti dove si eliminano i concorrenti anche a costo di perdere la battaglia. Ciò non sarebbe un problema e infatti il trasversalismo è stato imperante in passato e taluni potentati hanno sempre avuto potere, paradossalmente con Chiaravalloti più che con Loiero.

Tornando all’oggi mi chiedo quale delle mie posizioni sia incompatibile con gli annunci di questa nuova fase? Quella a sostegno di Orlando la cui posizione diventa la colpa da pagare? Quella critica sulle liste e sul tesseramento del mio partito? Quella sul tentativo di correggere “l’affaire” del commercio e della grande distribuzione? Quella su Europaradiso? Quella sul contenimento dei costi del Consiglio regionale? Quella sulla pari dignità con i DS? O l’accusa artatamente costruita e sussurrata di volere agitare una questione morale e giudiziaria attraverso un non precisato condizionamento giornalistico? Si eludono i problemi ma si colpisce chi li pone.

La colpa è nel ritardo delle dimissioni. Le 12 ore delittuose perchè anche io che l’avevo a viso aperto accanitamente difeso e sostenuto in Giunta avrei dovuto protestare all’istante contro la nomina di Orlando, persona competente ed onesta.

E’ un paradosso rilevare come la politica in Calabria si possa permettere di elevare a peccato una differenziazione politica, e, invece, può passare sopra formali accuse e procedimenti giudiziari. Io che sono garantista, ritengo che tali ultimi siano solo l’accusa di una parte che necessita di un giusto processo. Altri, applicano un metodo ed una cultura giustizialista alle opinioni.

I reati più gravi sono quindi quelli d’opinione come avviene nei regimi totalitari. Siamo dinnanzi ad un corto circuito della politica che si è convinta di essere onnipotente e ritiene un problema la normalità.
Le tante persone qualificate dentro e fuori l’Ulivo, pur non appartenendo a ristrette cerchie, meriterebbero un’idea più condivisibile della Calabria e una politica che tenesse conto della lezione di Moro nel dialogo e di tutta la lezione di Berlinguer. E’ veramente risibile immaginare un Ulivo che non punti sulla partecipazione e tenti una via dirigista realizzando un deciso passo indietro rispetto al ruolo delle elites gramsciane in un’epoca chiaramente diversa!

In merito poi al tentativo di etichettarmi come vicino al presidente Loiero, come elemento di delegittimazione, serve rinfrescare la memoria a tanti. Come è noto, non appartengo a chi ha scelto Loiero come candidato alla Regione. Anzi sostenevo una candidatura reggina: quella di Minniti. Con Loiero ho addirittura litigato prima che venisse scelto, l’ho avuto contro, come tutti sanno, nelle preferenze e poi da consigliere mi sono confrontato sempre con accenti dialettici, trasparenti e concreti che i suoi avversari di oggi non hanno mai usato. Quando Loiero è stato scelto da chi oggi lo demonizza mi sono rimboccato le maniche pur comprendendo l’insufficienza politica dell’accordo realizzato ed ho poi osteggiato un tentativo non di realizzare con Loiero un percorso più adeguato ma la pretesa di gestire al posto suo o della dirigenza spazi di potere.

Ho sempre pubblicamente giudicato un grave errore la nascita del PDM e solo chi non ha a cuore la verità e la propria correttezza può anche solo immaginare un mio avvicinamento a questo partito. Non ho mai cambiato partito ma mi sono sempre speso per cambiare le cose che è il compito della politica. Sono fondatore insieme ad altri della Margherita calabrese e promotore di iniziative verso il partito democratico quando altri erano impegnati nella difesa identitaria ancorata alla cultura dei partiti ottocenteschi.

Da ultimo mi sia consentito di evidenziare che nell’ultima seduta del Consiglio abbiamo assistito alla votazione di un bilancio di previsione del Consiglio che non era nemmeno all’ordine del giorno e che prevede uno sforamento di 8 milioni di euro rispetto alle poste previste dal Bilancio predisposto dalla Giunta, una sistematica violazione della normativa in vigore (regionale e nazionale), un aumento degli stanziamenti per le spese di rappresentanza di 500.000,00 euro, per le consulenze di oltre 400.000,00 euro, per manifestazioni varie di 1.800.000,00 euro, per citare solo qualche esempio. Sull’argomento, che ci tengo a precisare non mi è nuovo, per gli anni precedenti ho infatti scritto lettere alla Presidenza, svolto interventi in Aula. Con l’ultimo bilancio però si è superato ogni limite. Che sia questo il senso del cammino riformista propugnato dai colleghi Bova, Adamo e Sculco?

Reggio Calabria,
lì 31.12.2006
Demetrio Naccari Carlizzi

In allegato la dichiarazione di Demetrio Naccari Carlizzi, in merito alle dimissioni da Assessore Regionale ai Trasporti ed Infrastrutture, nella seconda Giunta Loiero.

 

Naccari dimissioni assessore

Pubblicato il 03/01/2007

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Pubblicato il 03/01/2007

 

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