Aspre critiche dei partiti dell'Ulivo alla maggioranza che lunedì non si è presentata in aula

Il centrosinistra attacca a tutto spiano

«L'amministrazione di Palazzo San Giorgio è stata presa in ostaggio dalla Provincia»

Pino Toscano - Gazzetta del Sud - Reggio Calabria, 10.07.2002

«La coalizione di governo a Palazzo San Giorgio è entrata in stato confusionale». Il centrosinistra bolla con parole di fuoco la maggioranza che ha mandato deserta la seduta di consiglio comunale dell'altro ieri perchè non era in grado, a motivo di complicazioni sopraggiunte “via Provincia”, di eleggere il presidente dell'assemblea.

Una cosa che Demetrio Naccari, aprendo la conferenza stampa convocata nella sede del gruppo della Margherita in via Cattolica dei Greci, considera abnorme. «Il Comune è ostaggio della Provincia», afferma, «ma non ne è vittima. Era evidente che l'aver privilegiato, nella scelta del vicesindaco, il partito dell'un per cento, avrebbe creato problemi alla coalizione. È la conseguenza di una giunta comunale costruita “altrove”.

La verità è che si è fatto un salto all'indietro di dieci anni, al tempo in cui la città era eterodiretta». Salta il consiglio provinciale, seguito dalle dimissioni del presidente Fuda, salta il consiglio comunale. Vite parallele. Che sta succedendo? «Se il problema», dice Naccari, «è quello del “112“ (il trasferimento delle deleghe dalla Regione alla Provincia), siamo tutti iscritti al partito di Fuda.

Altra cosa è se invece, come tutto lascia intendere, siamo in presenza di una lotta di potere, con la gestione commerciale dei fatti politici». A Palazzo San Giorgio, osserva l'esponente della Margherita, già si registrano i primi danni: «Entro il 30 giugno scorso il consiglio doveva votare il conto consuntivo e non è stato messo nelle condizioni di farlo».

Una precisazione: «La delibera approvata dalla giunta certifica un avanzo di diciotto miliardi. Ciò rende giustizia di tutte le sciocchezze dette dal centrodestra durante la campagna elettorale e anche dopo».

In questa condizione di estrema difficoltà, ironizza Naccari, la giunta s'impegna nella «sceneggiata» della caccia ai ladri d'acqua: «In questo settore abbiamo operato per anni con tenacia e intransigenza, denunciando decine e decine di persone.

Ricordo che il sindaco Falcomatà ha avuto anche delle frizioni con altre forze dello Stato perchè la collaborazione non era sempre adeguata alle esigenze». Lido comunale: «È stato lasciato in condizioni penose. Noi avevamo per tempo indetto una gara. Ora è tutto fermo, meno i bagni che sono diventati docce».

L'attacco è a tutto spiano: «Mentre a Palazzo ferve l'attività di consulenza, un vero florilegio di esperti regionali che firmano atti e danno disposizioni, in compenso vengono bloccati i concorsi». Ancora: «Ci preoccupa anche la notizia, se vera, delle dimissioni “congelate” di Scopelliti in attesa degli sviluppi della situazione». (Ma al riguardo va detto che il sindaco, venuto a conoscenza dell'osservazione mossagli, ha smentito categoricamente tale eventualità).

Infine, Naccari invita le forze politiche della Casa delle libertà a concentrarsi sui problemi cittadini, potendosi giovare del vantaggio di percorrere una strada abbondantemente tracciata: «Se non farà assai danni, la maggioranza può vivere di rendita per tre-quattro anni».

Nuccio Barillà, indipendente dell'Ulivo, leva un monito contro il rischio che le pratiche degenerative della partitocrazia possa essere accettate come un fatto normale, o al più come un male necessario: «Non è così. La questione vera è quella di riportare le istituzioni alla loro autonomia.

E il sindaco deve dare per primo un segnale forte, sciogliendo questa pantomima del doppio incarico. Non solo cuore e anima, ma testa e tempo». Sebi Romeo (Uniti per la Città) ricorda che Reggio è cresciuta in questi anni proprio perchè Italo Falcomatà ha saputo rendersi autonomo dai partiti, a cominciare dal suo: «È ridicolo che il consiglio comunale non si riunisca perchè Fuda non riesce a fare la giunta alla Provincia.

Lo stesso Scopelliti ci ha detto che la riunione consiliare non si era potuta tenere in conseguenza del mancato accordo all'Amministrazione provinciale. I segretari di partito che danno ordini al Comune. Incredibile!». In questa spirale di veti incrociati, Romeo scorge una «cabina di regia».

E assicura: «Respingeremo il tentativo di occupazione del consiglio comunale. Non c'è più tempo. Non si può aspettare che Fuda vada a Roma, parli con Antonioni, Antonioni chiami Chiaravalloti e gli dica di accontentare Fuda.

Occorre uscire subito dal guado. Magari col cuore al Comune e con l'anima alla Provincia». Anche De Gaetano (Rifondazione comunista) è convinto che ci sia dietro una cabina di regia: «Siamo tornati a dieci anni fa, con il ripristino del vecchio manuale cencelliano.

Il Comune di Reggio, sotto la guida di Falcomatà, si è scontrato con tutti per l'interesse di Reggio, anche con i governi di centrosinistra e con i Ds. Adesso il ministro Gasparri interviene a suo piacimento e dispensa pagelle». Antonio Camera (Margherita) manda nel campo opposto un messaggio più rilassante: «Mi auguro che trovino presto l'accordo, così potremo confrontarci in aula.

Noi siamo in grado di offrire un apporto fondamentale e vogliamo darlo». Viceversa, Gianni Pensabene (Ds) non inclina all'ottimismo: «Riaffiorano i vizi della vecchia politica». Poi porta l'esempio della vertenza Selene per marcare la differenza di stile tra ieri e oggi: «Quando eravamo al governo della città, cinque consiglieri dell'opposizione vennero con noi all'incontro di Roma con Borghini.

Oggi se ne vanno da soli e, al ritorno, nemmeno ci danno conto». Rocco Albanese (Ds) torna sulla doppia funzione di Scopelliti ed esorta il sindaco a dimettersi senza ulteriore indugio da assessore regionale per dedicarsi esclusivamente alla città. Canale (Comunisti italiani) vede un'anomalia, anzi una illegittimità, nel contesto amministrativo che si è andato formando: «Se non si elegge il presidente del consiglio comunale non si può procedere alla presentazione degli assessori e del programma.

Ma gli assessori lavorano già da tempo. E il consiglio non può esercitare alcun controllo». Demetrio Pellicanò (Margherita) torna a coppe: «Con noi la città era diventata il centro decisionale.

Oggi ci dicono che il destino del Comune è legato a filo doppio con la Provincia». L'involuzione rispetto a una settimana fa preoccupa Francesco Gangemi: «Il sindaco se la prende con i partiti. Ma avremmo gradito almeno la sua presenza in aula». Il Patto Segni, intanto, chiede a Scopelliti e Fuda un incontro urgentissimo «per verificare gli impegni assunti». Alla prossima.

 

RC 10 07 2002

Pubblicato il 28/02/2005

 

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