P4C: si tirano le somme del lavoro svolto

A breve intervento di Minniti, Loiero e Adamo

Giovedì 28 Agosto 2008 - Strill.it - Anna Foti

Da ieri il PD discute di Federalismo Fiscale nell'ambito dell'iniziativa "Prepare for Change". Si riparte prendendo spunto dagli esiti delle sessioni di lavoro che ieri hanno visto impegnati i partecipanti nei gruppi di discussione dedicati alla problematica squisitamente politica del Partito Democratico, alle questioni del Mezzogiorno e alle prospettive di cambiamento, leit motiv dell'intero dibattito. A proporre un antidoto per salvare il PD dalla responsabilità di avere ucciso la sinistra è il giornalista del Quotidiano della Calabria Adriano Mollo.

Dopo la previsione del rischio concreto di un Centro Destra che potrebbe, dopo anni, vincere nella provincia Cosenza, ha suggerito di operare per un nuovo tesseramento preparatorio di una innovativa fase congressuale, per rilanciare la politica di un Centro Sinistra che a suo avviso, in Calabria, avrebbe pagato lo scotto di scontri passati e disaccordi sulla nascita del PDM.

A ciò si aggiunga una "latitanza del partito Democratico, e di Minniti in particolare, nel panorama regionale". Lo stesso Francesco De Nisi, presidente della provincia di Vibo Valentia, rimarca la "sofferenza causata dall'assenza del partito Democratico". Un'assenza che in giunta avrebbe creato maggiori difficoltà di quanto non abbia fatto l'opposizione. Dunque mancando un partito strutturato non ci sarebbero riferimenti. Dal malcontento e dalla necessità di non disperdere il consenso, parte anche l'assessore regionale al Bilancio Demetrio Naccari Carlizzi, definendolo come elemento fondamentale per il progresso. Dunque una efficace capacità di ripartire discenderebbe solo da una strada senza scorciatoie con un percorso che faccia tappa sul tesseramento e sul congresso.

Le critiche di Mollo sono state anche stimoli per il consigliere regionale Egidio Chiarella che lamenta "difficoltà partecipative laddove non vi sarebbe più entusiasmo per le primarie e le assemblee non risponderebbero più all'originaria vocazione di luogo di confronto". Auspicato, altresì, dallo stesso consigliere l'avvicinamento al mondo cattolico per un ritorno al governo regionale.

Secondo Silvio Gambino dell'Unical, sarebbe necessario evitare i comandi dall'alto per rivitalizzare il processo di democrazia interno al partito. Il Pd, oggi, "non appassiona più" e, dunque, "ci vogliono idee".
Critiche al federalismo, che tuttavia "potrebbe in chiave di responsabilizzazione rappresentare una buona sfida", arrivano comunque sul piano formale che è anche sostanziale. Tale progetto, infatti, si ostinerebbe, secondo Gambino, "a voler applicare la formula del federalismo fiscale ad un sistema politico che invece è unitario su base regionale". Dato atto che il miglioramento dei rapporti tra i vari livelli di governo costituisce comunque un percorso imprescindibile a cui non ci si può sottrarre, il federalismo è questione complessa e richiede mezzi.
Nonostante la riforma del titolo V, infatti, "la Corte Costituzionale continua a rilevare carenza di collaborazione tra i livelli di governo nell'adozione delle leggi regionali". Tirando un po' le somme sia in un sistema che nell'altro, limite all'azione di governo è il rispetto dei diritti inalienabili, Tuttavia, in un sistema federalista, le regioni "potrebbero fare di più". La domanda è se ne avrebbero i mezzi, dal momento che già adesso che il federalismo è solo un progetto, ancora si parla di una mancata piena attuazione dell'art. 119 della Costituzione recante il principio dell'autonomia finanziaria degli enti locali.

Anche secondo Luca BIanchi dello Svimez, "la corretta applicazione della Costituzione sarebbe già di per sè una garanzia per lo sviluppo del Mezzogiorno", finora impedito non solo recentemente dalle idee di ministro Calderoli ma da "anni di politiche economiche inefficaci". "Rimettere in discussione la progettualità di studiosi e di politici potrebbe - secondo Bianchi -rappresentare un valido strumento".

 

 

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