La crisi della città e i conti che non tornano

Investimenti divorati da una cattiva spesa, e l'anno prossimo la situazione potrebbe precipitare

Ho deciso di inviare alla Gazzetta del Sud una elaborazione dei dati del bilancio comunale come stimolo ad un dibattito cittadino in un momento particolare della città. Se si vuole pensare al futuro credo si debba partire dai dati economici sapendo come ha insegnato Keynes, padre dell’economia moderna, che “in economia non esistono pasti gratis”!

Da un semplice sguardo al grafico (2002-2017 investimenti, entrate, spesa sociale e spesa corrente) risulta nei numeri ciò che si respira in città e cioè una crisi economica drammatica che è figlia di molti fattori. Non solo il default del bilancio comunale, oggi piegato a pagare gli oneri di servizio del debito prodotto nel recente passato, ma anche la crisi fiscale del nostro Paese e perfino la perdita storica delle funzioni tradizionali della vecchia Reggio, ormai ex città del terziario.

Se volessimo essere lapidari si potrebbe sintetizzare che dopo il 2011 gli investimenti a guida comunale sono crollati perché le risorse erano state divorate da una cattiva spesa, la pressione tributaria dal 2006 si è quindi impennata vertiginosamente, la spesa corrente si è mantenuta ad oggi alta nonostante la riduzione del personale in servizio (-34%) e la spesa sociale già molto bassa si è ulteriormente contratta. Dal prossimo anno la situazione potrebbe anche peggiorare perché le casse comunali dovranno sobbarcarsi anche i ratei sospesi dalla legge di stabilità.

Nel medio periodo, senza correttivi, questa condizione permarrà visto che il termine del piano di rientro, seppur il disavanzo è stato spalmato in trent’anni, rimane nella parte giuridica per altri sei, e senza contare la continua emersione di vecchi debiti (uno per tutti quello idropotabile con la Regione) su cui non si è ancora riusciti a scrivere la parola fine.

La combinazione di scarsi investimenti e un insostenibile prelievo fiscale è una delle cause dell’impoverimento della città ma non l’unica. Infatti è praticamente azzerata la ricaduta economica degli investimenti sul territorio se solo riflettiamo sul fatto che nessuna opera pubblica ha un impatto significativo con imprese aggiudicatarie che non usufruiscono di manodopera locale e di fornitori del territorio in conseguenza di quella che potremmo definire la “trappola dei rischi opposti”. I rischi cioè di condizionamento criminale da una parte e di interdittive della prefettura dall’altra, che possono colpire le imprese anche senza un loro vero coinvolgimento criminale. 

I dati della Cassa Edile sono emblematici nel 2009 erano iscritte 1500 imprese e 8.300 lavoratori mentre nel 2017 risultano 980 imprese e 3685 lavoratori. E’ da notare come l’andamento degli occupati delle altre provincie è invece in lieve crescita. Le entrate tributarie d’altra parte, che devono sostenere i gravosissimi e a parere mio insostenibili piani di rientro firmati dai commissari prefettizi, hanno azzerato le risorse per gli investimenti comunali e hanno ridotto oltre logica le spese per la manutenzione dei beni pubblici. 

Giova ricordare che il prestito di oltre 165 mln di euro con il conseguente tributo di oltre 107 mln di soli interessi, ha coperto circa il 50 % dei debiti certi liquidi ed esigibili al 31/12/2012. Drenare tanto denaro dalle entrate correnti per pagare i prestiti e dall’altro i debiti non coperti dal mutuo fa crescere un “debito manutentivo” ormai incontrollato ed evidente a tutti coloro che percorrono le strade. 

I danni da mancata manutenzione delle strade e nei sottoservizi (manto stradale e continue perdite idriche) si ripercuote anche sulla portata del servizio idrico disagiando oltremodo il cittadino reggino . Le altissime entrate tributarie poi opprimono cittadini ed imprese, con effetti perversi. Alcuni cittadini non le riescono a pagare, generando una bassa riscossione, altri se ne sobbarcano il peso visto che l’evasione viene ridistribuita su coloro che pagano. 

Basti pensare che il fatturato dell’idrico del periodo 2012-2016 è di 113 milioni di euro ma l’incasso è di 48 mln e cioè il 42%. Non c’è spazio qui per parlare di evasione ma sappiamo che per il servizio idrico viene fatturato solo il 40% di quanto immesso nelle reti ! 

Le imprese, da parte loro, in particolare quelle commerciali, vedono consumato ogni margine di guadagno da tributi e tariffe spropositati e quotati sulle esigenze del piano di rientro e non sostenibili dai loro bilanci. Il Comune dispone però di risorse extracomunali teoricamente significative dal PON Metro al POC Metro, dal POR Calabria al Patto per lo sviluppo della CM , dal bando Periferie al Decreto Reggio per oltre 470 milioni di euro.

Possiede quindi parte delle risorse per dotare la città delle infrastrutture e dei servizi di cui ha bisogno. Non può però farsi battere da lentezze e limiti amministrativi. La vicenda del sistema di trasporto Metropolitano denominato

MMS (su cui la Regione ha rifinanziato 100 milioni di euro già stanziati nel 2009) è in tal senso un vero banco di prova poiché rappresenta un’infrastruttura capace di far fare un balzo in avanti al territorio.

Risulta così evidente che l’interesse principale della città è quello di assicurare spesa veloce, efficiente e fortemente qualificata di queste risorse per contribuire alla crescita economica o almeno a fermare la caduta della domanda. In questo senso, serve uno sforzo eccezionale che non può essere sostenuto con strumenti ordinari né può basarsi solo su strumenti formali e didascalici al fine di garantire la necessaria trasparenza e legittimità della spesa. 

Serve a Reggio, più che in altre aree, un passo avanti nella legislazione antimafia che pue non arretrando sul contrasto alla criminalità garantisca tempi d equilibrio dello Stato di Diritto. Al fine di consentire agli organi repressivi e di controllo di affinare gli strumenti per acquisire selettività e precisione, certezza del diritto e efficienza delle pubbliche amministrazioni.

Allo stesso modo dal lato finanziario sarebbe necessaria una rinegoziazione dei mutui del piano di rientro e degli SWAP (firmati prima nel 2003) per ottenere un alleggerimento del peso degli interessi passivi adeguandoli a quelli concessi negli anni successivi alle altre città. 

Certamente poi l’Amministrazione comunale deve interrogarsi sulla architettura organizzativa, sull’ efficienza e sulla produttività dei propri uffici, sulla condizione dei contribuenti e l’efficacia di Hermes, oltre che sulla opportunità e sostenibilità delle nuove aziende comunali.

Io da cittadino mi permetto di dare un piccolo contributo e mi auguro un dibattito proficuo sui dati e sul futuro di Reggio. Non mi rassegno ad una città povera e senza un percorso condiviso. Credo in un rapporto trasparente e perciò forte e credibile tra tutte le istituzioni cittadine e tra tutti i reggini pur nella diversità di funzioni e di sensibilità politiche e culturali.

Il cammino è difficile ma proprio partendo dai dati, dalle risorse e dalle competenze nascono le idee per risolvere i problemi e crescere insieme.

 

 

Articolo precedenteArticolo successivo

Non ci sono commenti