L'accusa: un maxi compenso. Il pg: è esploso un bubbone
L'acido e le carte sparite Un suicidio scuote Reggio
Redazione
La morte - denuncia della signora dei conti pubblici
di Goffredo Buccini - Corriere della Sera - 23/12/2010
REGGIO CALABRIA — Tutta la città non ne parla. Tranne che in qualche corridoio del Consiglio regionale, magari sottovoce, dentro quell'ecomostro che i reggini rassegnati hanno ribattezzato «l'astronave». Tranne che nei messaggi in codice fra nemici politici, nei saloni storici del Municipio, a Palazzo San Giorgio. Tranne che non si bussi a qualche porta sapendo chi verrà ad aprire. «È una morte terribile che ferma i giochi di tutte le pedine, il segno d'un bubbone che è esploso», spiega Salvatore Di Landra, procuratore generale e simbolo di rinnovamento più volte nel mirino delle cosche, uno dei pochi a metterci sempre la faccia con coraggio. «Si sono tutti acquietati molto presto: devastati dalla colpa o liberati da un pericolo?», si chiede amaro qualche investigatore che conosce la città come le sue tasche.
A una settimana di distanza, la fine di Orsola Fallara, dirigente dell'ufficio Finanze e Bilancio del Comune — e soprattutto per otto anni signora e padrona della cassaforte da cui si sono nutriti il «modello Reggio» e i sogni del suo creatore Peppe Scopelliti — pesa come una nuvola piena di pioggia sullo Stretto, col suo carico di non detto, con la sua dinamica così tremenda da raccontare: perché questa donna forte, che qualche capo dell'opposizione chiamava «Maga Circe» alludendo alla capacità di far quadrare sempre e comunque la matematica comunale, ha scelto un suicidio che è un atto di rivolta contro il suo mondo, bevendo acido muriatico la notte di mercoledì 15 dopo una conferenza stampa che aveva i toni d'un testamento umano e politico. L'accusavano di essersi assegnata da dirigente compensi come consulente, 750 mila euro per i quali era stata sospesa dall'incarico. Ma l'ipotesi di reato era di quelle che fanno sorridere nell'Italia di oggi: abuso d'ufficio. Su Calabria Ora un garantista come Piero Sansonetti punta contro l'«etica del linciaggio» di certo giornalismo. Ma la questione è più complessa, la Procura sta cominciando un'indagine più larga, sulla «morte non naturale» di Orsola e pure su un dettaglio inquietante: qualcuno, la sera del 15, le forzò la macchina e le rubò un cellulare e una pila di documenti; lei andò dai carabinieri per la denuncia e nemmeno due ore dopo si inoltrò sul Molo Martello con la sua Mercedes e l'acido muriatico sotto il sedile.
I comportamenti sono compatibili? Cos'è successo in quelle due ore? Il «modello», o ciò che ne resta, è ancora sotto gli occhi di tutti, per quanto il ricordo di Orsola ne sembri già così lontano, anestetizzato dal venticello che spira sullo splendido lungomare in stile Barcellona, dove i papà giocano a palla coi figlioletti; dove a un'intestazione di via Marina in memoria dell'amatissimo sindaco Falcomatà morto nel 2001, il centrodestra di Scopelliti ha pensato di rispondere nel 2005 con, una stele per Ciccio Franco, «leader dei Boia chi Molla, una vita al servizio di Reggio»; e dove appena tre anni fa passeggiavano con compensi da capogiro Belen e Valeria Marini, stelle e stelline della scuderia di Lele Mora, accreditando un'immagine da cornetto alla panna, da eterna città dell'amore che scacciasse l'ombra dello stereotipo 'ndranghetista.
Il lungomare è diventato memorabile movida. Il centro è stato attraversato dal tapis roulant e da adolescenti senza paura, il teatro è risorto, le luci di Reggio sono rimaste accese fino all'alba. Ora c'è chi chiede i conti, la festa è finita.
Scopelliti ha lasciato a maggio Palazzo San Giorgio. Ha stravinto anche la corsa a governatore della Calabria. C'è chi giura che proprio la sua uscita dal Comune abbia fatto saltare equilibri delicati. Il suo vice, Giuseppe Raffa — detto «Effe Effe» nel senso di «Facente Funzioni» o, secondo i nemici, «Facente Fantoccio» — appena insediato s'è I messo le mani nei radi capelli di fronte i alla situazione finanziaria, ha cominciato a chiederne invano ragione alla Fallara, della quale ha infine deciso la sospensione a scandalo esploso.
«Abbiamo qualche problemino di liquidità», ammette ora. L'opposizione dice 300 milioni di buco. Scopelliti contempla il panorama dello Stretto dalla terrazza del suo ufficio di Reggio. «Amo questa città, se me la toccate mi incavolo davvero», dice, simpaticamente minaccioso, con quei Ray-Ban fumé sempre sul naso che hanno fatto scrivere a una cronista con probabili intenti agiografici: «Sembra il cugino reggio calabro di Starsky & Hutch».
Sospira e non evita la domanda ovvia: «Sì, con Orsola eravamo amici, già da ragazzi. Giocavamo nel cortile di mia zia». Quando è caduta in disgrazia, dicono l'abbia mollata. Lui, ex ragazzo del Fronte della Gioventù (lo chiamavano «Peppe la Bomboletta»), non si sottrae nemmeno stavolta: «Capisca la mia sofferenza quando scopro un'amica che fa scelte così, che non corrispondono alla mia cultura». L'ha abbandonata o no? «Orsola è stata aggredita dall'opposizione, massacrata dai giornali... puntavano a me, naturalmente»! Dicono che il modello Reggio sia una Bufala... «Lei non sa, lei non capisce! Orsola, io e altri che lavoravano con noi ne parlavamo fino a notte di questo sogno! Le riviste specializzate hanno scritto che eravamo nel 2008 l'undicesima città del divertimento e della gioia».
Era il tempo in cui lo chiamavano «Peppe il dj» e lui era ormai un giovane leone del berlusconismo. «Per la Nannini avevamo centomila persone sulla spiaggia a ballare. Gratis». Appunto: e adesso ballano i bilanci (il consuntivo del 2009 non è mai stato approvato). «Guardi, non lo scriva, ma un magistrato della Corte dei Conti mi ha detto, informalmente, che è tutto a posto...», è l'ultima rivelazione, chissà quanto fondata.
Soldi e morte, il rebus di Orsola Fallara sta ancora tutto qui. Alla conferenza stampa, lei chiese scusa a Scopelliti e fece due nomi: Raffa e Naccari, «responsabili di quanto mi succederà da domani». Raffa ora dice, infelicemente: «Abbiamo sottovalutato la sua fragilità... ha ingannato tutti». Demetrio Naccari, uomo forte del Pd reggino, ha aperto il caso dei 750 mila euro con un esposto in Procura e una conferenza stampa, il 2 novembre: «Cosa provo? Ho parlato col vescovo... oggi non so se rifarei la denuncia. Poi mi dico che ho fatto solo il mio dovere, e che lei è stata prima usata e poi abbandonata dai suoi, si guardi i giornali». Tutta la città non ne parla. Ma quelli che lo fanno, continuano a litigare su questa donna sfortunata e a rileggere i giornali a modo loro.
Cosa poteva dire Orsola Fallara? Perché si è ammazzata? Scopelliti, che anche nelle tragedie mantiene intatto il talento, ha una sorpresa finale. Apre la porta dell'ufficio e ci presenta Paolo, fratello maggiore di Orsola, pregandoci naturalmente di non scrivere un rigo. Paolo, ispettore del lavoro, ha una faccia piena di dignità: «Scopelliti non ha mai abbandonato mia sorella... e lei lo sapeva. Le hanno buttato addosso tanto odio, voi portatele rispetto, siamo gente perbene», sussurra, mentre il governatore gli accarezza un braccio, fraterno. È una storia brutta e triste, in cui «molte cose non tornano», come dice Di Landro. Sarà per questo che tanti vogliono chiuderla in un archivio e dimenticarla.
Il caso
«Abuso d'ufficio»
Orsola Fallara, 44 anni, dirigente dell'ufficio Finanze e Bilancio del Comune di Reggio Calabria, è stata accusata di essersi assegnata compensi per 750 mila euro, come consulente estemo, per i quali è stata sospesa dall'incarico. È stata indagata per abuso d'ufficio dalla Procura della Repubblica il suicidio Fallara ha difeso il proprio operato e accusato il sindaco che l'aveva sospesa dall'incarico. La notte del 15 dicembre, dopo una conferenza stampa, ha raggiunto in auto il porto e ha ingerito dell'acido muriatico. Ha chiesto aiuto alla polizia ma è morta in ospedale venerdì scorso: l'acido le ha gravemente lesionato molti organi interni
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