RC. Concluso seminario del PD sulla sanità calabrese

Incontro promosso dal Pd reggino

[Zoomsud] Venerdì 22 Febbraio 2013

Riceviamo e pubblichiamo

Si è svolto  a Palazzo Campanella un seminario riservato agli operatori del settore per approfondire lo stato della sanità in Calabria. Un incontro, promosso dal Pd reggino, tra esperti e specialisti di carattere tecnico che ha voluto analizzare la situazione al di fuori delle polemiche della campagna elettorale. Ad aprirlo è stato l’esponente Pd Demetrio Naccari Carlizzi che ha spiegato come il principio della territorialità delle risorse alle regioni proposto dalla Lega Nord, che vuole trattenere nelle regioni ricche il 75% delle entrate fiscali, comporterebbe necessariamente una drastica riduzione delle prestazioni sanitarie nelle regioni come la Calabria e farebbe così saltare il principio costituzionale di uguaglianza perché la forbice nei servizi aumenterebbe enormemente Molto tecnico l’intervento della docente di Economia sanitaria all’Università di Torino Nerina Dirindin.

La Dirindin ha affermato che in Italia continua a esserci una profonda riduzione delle risorse per la sanità e per le politiche sociali. E che esiste un gap in termini di servizi sanitari tra le diverse regioni da colmare. Per quanto riguarda la Calabria, ha affermato che negli anni si è rinunciato a programmare nel settore e che, quindi, la nostra regione, come le altre che non hanno pianificato, è soggetta a piano di rientro. La Dirindin ha portato alcuni esempi che denotano le difficoltà della sanità calabrese: interessi politici-economici, passaggio dal pubblico al privato che però necessiterebbero di regole certe, breve durata delle dirigenze generali che quindi non programmano, costi alti e bassi servizi, alta spesa farmaceutica ed assenza del “territorio”.

E invocato un coinvolgimento degli operatori responsabili, propedeutico a una progettazione che si rivela condizione fondamentale per accedere agli appositi finanziamenti come i fondi europei 2014-2020. Gli interventi dei sindacalisti Bruno Ferraro (segretario nazionale Fials) e Domenico Saraceno (segretario regionale Anaao) sono entrati nel merito della situazione organizzativa calabrese. Ferraro ha dimostrato come la riduzione del disavanzo sia dovuta quasi esclusivamente al pensionamento di 2837 unità di personale e non a una revisione e riqualificazione della spesa.

Soltanto 15 milioni di euro sarebbero dovuti a misure di contenimento prese in cambio della riduzione di 1000 posti letto e 19 ospedali non accompagnata dall’apprestamento di soluzioni alternative per l’utenza! Per questa inadeguatezza organizzativa sarebbe necessaria la rimodulazione del piano di rientro attraverso l’approvazione di un nuovo Piano Sanitario Regionale. Ha anche sottolineato come si sia fatto realmente poco a fronte di una mobilità passiva che per il 2012 ha pesato sulle casse della Regione per 243 milioni di euro, con una riduzione irrilevante di appena il 3 %. Ferraro ha ribadito che, a differenza degli annunci, la pressione fiscale addizionale per la regione Calabria, conseguente al disavanzo sanitario, rimarrà purtroppo invariata.

Ha concluso con la proposta di rimodulare il piano di assunzioni allargando agli infermieri e agli operatori socio-sanitari e di rivedere il fondo di produttività se verranno prese contestualmente delle scelte responsabili nel comparto. Saraceno ha messo in luce una serie di incongruenze e ritardi che vanno dal debolissimo rapporto tra l’Università Magna Grecia che ha un basso tasso di copertura dei posti letto e i presidi ospedalieri di Catanzaro, dalla situazione della Fondazione Campanella dalla situazione dell’Emergenza alla confusione del rapporto tra organo commissariale e direttori generali culminato nel ricorso contro il sub commissario. Ha stigmatizzato il ritardo nella costruzione dei nuovi quattro ospedali, negli adempimenti ed obblighi prescritti dal Tavolo Massicci, nella riorganizzazione delle cardiochirurgie. Saraceno ha evidenziato come i direttori generali non vengano sanzionati né per le assunzioni disposte nonostante il divieto né per lo sforamento dei bilanci o per la mancata contabilizzazione dei debiti.

Ha poi concluso evidenziando l’imbarazzo per la mancata revoca dell’art. 40 che secondo il Ministero mantiene una situazione di confusione istituzionale e alcune decisioni come l’accorpamento Acri-Castrovillari e la composizione della direzione strategica dell’asp di Reggio. E’ poi intervenuto l’esponente Pd Franco Pacenza che ha chiesto chiarezza al governatore e commissario su conti della sanità regionale che continuano ad essere inattendibili e prodotti da rilevazioni singolari che non rispettano l’obbligo di approvare la sequenza prevista dalla legge bilanci di previsione e rendiconti.

Rosy Bindi ha concluso sottolineando che “non stiamo facendo campagna elettorale sulla sanità. C’è già consapevolezza della gravità della situazione”. La Bindi ha ricordato che ci sono “mali storici, ma le cose sono peggiorate con la gestione del piano di rientro” In virtù dei poteri commissariali, è venuta meno “l’autonomia fra politica, managerialità e professionalità”. La Bindi, che ha evocato situazioni come i 270 dipendenti per 35 posti alla Fondazione Campanella o le due cardiochirurgie a Catanzaro, si è chiesta “è possibile effettuare un controllo politico-sociale sull’azione del commissario? Inoltre, Non possiamo non denunciare che le aziende sanitarie non hanno mai approvato i bilanci. Nessuno cada nella trappola del presidente-commissario che inaugura strutture che non funzionano. Servono programmazione, contabilità, maggiore formazione del personale, rapporto fra ospedali e “territorio” e chiarezza fra politica, managerialità e professionalità”.

 

 

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