Decreto Reggio L'opposizione di centrosinistra ribatte alle affermazioni di Scopelliti
Naccari: un dovere di verità
Redazione
Pino Toscano - Gazzetta del Sud - 12/06/2003
«La ricostruzione del sindaco è totalmente sballata»
«Abbiamo un dovere di verità verso i reggini e un obbligo di lealtà e di rispetto nei confronti di un uomo come Italo che ha dato tutto se stesso per far uscire la città dalla palude nella quale era stata cacciata.
E quindi non possiamo permettere che, sul decreto Reggio, il sindaco Scopelliti propini una ricostruzione totalmente sballata».
Il leader del centrosinistra Demetrio Naccari Carlizzi spiega così le ragioni della conferenza stampa convocata dalla Margherita nella sede di via Possidonea. Poi attacca, confutando punto per punto le affermazioni fatte nei giorni scorsi dal sindaco durante un incontro con i giornalisti a Palazzo San Giorgio.
Con una premessa: «Il Decreto, come tutti sanno meno quelli che vogliono far finta di non sapere, è stato rilanciato da Falcomatà dopo cinque anni di completa paralisi.
Italo lo rimise in moto subendone tutti i “vizi genetici”: progetti inadeguati ab origine, parcellizzazione delle opere pubbliche e modifiche alla legge sugli appalti.
Per continuare con i problemi di certificati antimafia, imprese fallite, sequestro di atti a getto continuo; e, per completare il quadro, il novanta per cento dei progettisti fu inquisito dalla magistratura e costretto a riparare fuori le mura con un provvedimento infausto poi clamorosamente smentito, anche se Falcomatà non aspetto l'esito dell'inchiesta per “sdoganare” i professionisti ma lo fece con atto autonomo.
Solo la tenacia del sindaco poteva riuscire nell'impresa di far muovere il “pachiderma dormiente” del Decreto. E ci riuscì a tal punto che il governo Berlusconi, non un governo “amico”, decise di affidare al sindaco anche la gestione delle opere di cui all'articolo 3, quello di competenza del ministero.
Ciò che è stato realizzato è sotto gli occhi di tutti. Definire il Decreto un fallimento stolto. La realtà, invece, è che quest'anno di Scopelliti è stato “un anno di niente”.
Ed è una favola anche il sostegno del governo di centrodestra. Nella Finanziaria, con un atto di pirateria, sono scomparsi perfino i quattro milioni di euro previsti dal cosiddetto rifinanziamento del Decreto, che adesso l'Ulivo sta cercando di recuperare.
Proprio oggi arriva in aula un emendamento firmato da Luigi Meduri e altri per l'attivazione di quei fondi». Scendendo nel dettaglio delle opere, Naccari respinge tutte le accuse.
Da quella su via Calveri («così com'era non poteva essere aperta; lo hanno fatto abusivamente e parlano pure di “rispetto delle regole”...) a quella della rete idrica (avevamo presentato fin dal dicembre 2001 le richieste di allaccio gratuito per i cittadini, in tutto questo periodo che hanno fatto?»); dalla scuola di Gallina («va dato merito all'assessore Canale che ha portato avanti il progetto, ma “loro” avevano altre idee...») a quelle di Longhi-Bovetto («restavano adempimenti di poco tempo, che non sono stati fatti»);
dal Teatro Cilea («Qui c'è malafede, i collaudi specialistici erano stati effettuati, mancavano solo quelli amministrativi, ed è passato un anno...») all'area di proprietà delle Fs («abbiamo resistito a un ricatto delle Ferrovie, che volevano fare una permuta fasulla, mentre il sindaco agiva in forza di una delibera di consiglio e aveva in mente, come suo diritto, di procedere all'esproprio»); dagli approdi nautici («non scherziamo, avevamo notificato le procedure espropriative, l'assessore Raffa dovrebbe ricordare») al Centro agroalimentare («è stato bloccato perché un'impresa è stata dichiarata in odor di mafia, un'altra è fallita, e poi ci sono stati i ricorsi...»).
Ribadito, per contro, quello che è stato realizzato in condizioni difficili, Naccari afferma che «il sindaco non ha il senso del ridicolo». E aggiunge: «Quello che ci dispiace è che siamo qui a parlare continuamente del passato mentre vorremmo che Scopelliti parlasse del futuro. Non può pensare di affermare le sue qualità denigrando gli altri».
A seguire, intervengono Francesco Gangemi («dovrebbero smetterla di prendere in giro i cittadini»); Angela Laganà («Il tentativo di cancellare i meriti di Falcomatà significa negare la storia»), Antonio Camera («invece di guardare avanti, si vuole demonizzare il passato») e Demetrio Pellicanò («in un anno non sono stati capaci di aprire un solo cantiere»). In questo clima oggi (o domani) si va in consiglio comunale.
RC 12 6 03
Pubblicato il 29/04/2005
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