Prima le archistar e le feste con Lele Mora.Ora solo i debiti: Reggio Calabria sul lastrico
Si mangiaru tutta Riggiu
Redazione
Il Fatto quotidiano - Enrico Fierro - 4/11/2011
Sì, la città dello Stretto se la sono sbranata lupi famelici, ci urla in
 faccia l’operaio da mesi senza stipendio. C’era una volta il modello 
Reggio, il
miracolo di Peppe Scopelliti e dei suoi boys, l’esempio di come 
amministrare una città del Sud da esportare in tutta Italia.Opere 
pubbliche faraoniche,feste e festini, Valeria Marini e Lele Mora pagati 
fior di quattrini per pochi minuti di struscio per il Corso. 
Archistar mondiali dalle parcelle favolose, e poi società esterne, 
municipalizzate, pozzi senza fondo di spese e assunzioni, amici da 
piazzare, capi elettori da soddisfare, consulenze a pioggia. Miliardi al
 vento e una voragine da 170 milioni di euro, la città sull’orlo del 
fallimento, il Comune sul baratro del dissesto finanziario e l’ex 
sindaco Scopelliti, ora Re della Calabria, indagato. Quartiere 
Ravagnese, i 150 operai e tecnici della società “Acquereggine spa”, che 
si occupano del funzionamento dei depuratori cittadini, hanno incrociato
 le braccia. “Da quattro mesi non prendiamo una lira”, ci raccontano. 
“Senza stipendio e senza alcuna prospettiva”, aggiungono. “Qui se salta 
l’impianto perché manca un pezzo di ricambio che non possiamo comprare 
perché non abbiamo un centesimo, la merda arriva direttamente a mare”. 
10.263 mila euro,tanti sono i soldi che il Comune di Reggio deve alla 
società.
Quando pagherà? Mai. I soldi non ci sono, sfumati in ardite operazioni 
finanziarie che una relazione del ministero del Tesoro elenca in modo 
spietato. I bilanci 2007-2008-2010, presentano entrate superiori alle 
spese, quelli del 2006 e del 2009, un sostanziale pareggio, ma si tratta
 di dati, annotano gli esperti di Tremonti, “che non risultano comunque 
attendibili”. Uno sfascio, col Comune che non riesce ad incassare i 
crediti e le entrate tributarie. Multe, bollette, tasse, il 240,74% solo
 l’anno scorso. Se i crediti spariscono, i debiti si volatilizzano, “non
 vengono compresi nelle scritture contabili”.
Miracoli della finanza creativa inaugurata dal sindaco Scopelliti e 
dalla sua superconsulente Orsola Fallara. Una storia tragica.Per otto 
anni la dottoressa Fallara ha avuto nelle mani la finanza del Comune. 
Decide tutto, perché è lei che deve realizzare le linee operative del 
miracolo Scopelliti. Il sindaco ordina, lei deve trovare i soldi e 
inserire le spese nelle pieghe del bilancio. Esagera quando si liquida 
parcelle milionarie per la partecipazione alle commissioni tributarie e 
finisce nell’occhio del ciclone della Procura. Scopelliti la scarica con
 parole di pietra, “ha sorpreso me e tutti noi, la sua è stata una 
scelta di vita diversa rispetto ai valori in cui abbiamo sempre creduto.
 Certi errori non sono tollerati”. L’opposizione attacca. Orsola Fallara
 cede. Il 16 dicembre dell’anno scorso convoca giornali e tv locali, 
parla, replica, ma la parte più struggente e misteriosa è quando chiede 
scusa “alla famiglia e a Peppe Scopelliti”. Poi prende la macchina, va 
al porto e si suicida in un modo bestiale: acido muriatico, un flacone 
intero che le devasta il corpo. Dopo due giorni di sofferenze muore. E 
con lei vengono sepolti i segreti di Reggio.
Aveva un confidente, la dottoressa Fallara, Peppe Sorgonà, il suo 
parrucchiere di fiducia. Se gli ha sussurrato segreti sugli anni d’oro 
al Comune non lo sapremo mai, perché Peppe Sorgonà viene ucciso il 7 
gennaio, in modo eclatante, crivellato di colpi come si usa a Reggio 
quando l’omicidio deve parlare soprattutto ai vivi. L’architetto Bruno 
Labate è sotto inchiesta per peculato in concorso con Orsola Fallara,con
 la quale era legato sentimentalmente. Sul suo conto corrente sono stati
 trovati versamenti per centinaia di migliaia di euro per lavori mai 
fatti e consulenze mai fornite al Comune.
Pagato a sua insaputa. Anche con l’architetto il governatore Scopelliti è
 stato generoso nominandolo dirigente esterno della Regione Calabria per
 la sede di Roma. Un incarico inutile, ma di prestigio.Città sull’orlo 
del fallimento? Il nuovo sindaco, Demetrio Arena, si stringe nelle 
spalle. “Reggio è cresciuta, ma forse abbiamo fatto il passo più lungo 
della gamba in servizi e opere pubbliche ”. Fino a poche settimane fa la
 politica in riva allo Stretto sperava in una soluzione alla catanese. 
Ci pensa Berlusconi che ripianerà debiti e buchi. “Ma la crisi e lo 
sfascio del berlusconismo –dice Massimo Canale, capo dell’opposizione di
 centrosinistra –li hanno messi con le spalle al mu ro ”. Non ci sono 
soldi, neppure per pulire le strade, perché da ieri i dipendenti della 
Leonia (la società per l’igiene urbana che dal Comune vanta crediti per 5
 milioni) non vengono pagati.Leonia è una delle società miste, regno del
 clientelismo più sfrenato, ma anche prateria di scorribande della 
‘ndrangheta. “Alla Leonia GF prendeva lui i soldi e poi li divideva alle
 famiglie.
La Multi servizi era molto più vigilata da noi”. Parole pronunciate 
davanti alla Corte d’appello dal pentito della cosca Tegano Roberto 
Moio. I tempi dello scialo sono finiti, il modello Reggio si è rivelato 
un grande bluff. “Si mangiaru la città”.
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