La lega mette in tensione il rapporto tra il Paese e l’Europa

Intanto è stato riscritto il diritto del lavoro italiano a danno del soggetto debole, il lavoratore

La lega mette in tensione il rapporto tra il Paese e l’Europa, di cui abbiamo un estremo bisogno, per difendere le pensioni d’anzianità del Nord. Il nodo viene sciolto a carico delle nuove generazioni e delle tutele dei lavoratori. Dopo il Collegato Lavoro del 2010 e l’introduzione con la manovra finanziaria del pagamento per i ricorsi in tema di lavoro il governo ha di fatto riscritto il diritto del lavoro italiano a danno del soggetto debole, il lavoratore.
Viene previsto poi, nella lettera firmata da Berlusconi all’Europa, un sostanziale mantenimento della dinamica pensionistica che fotografa la disparità intergenerazionale nelle scelte distributive e un impegno a rendere più facili i licenziamenti.

In questi anni abbiamo osservato un federalismo fiscale che contraddiceva le sue premesse teoriche preservando le Regioni a Statuto Speciale da ogni perequazione della spesa pubblica e fotografando una spesa pubblica sperequata tra Nord e Sud. Abbiamo assistito da ultimo alla pantomima del Corridoio Berlino-Palermo, di fatto interrotto a Napoli con prosecuzione a Bari, senza alta velocità ed alta capacità (né finanziate né progettate da Battipaglia a Reggio Calabria) e mantenuto nominalmente come simulacro e magro trofeo all’ipocrisia delle nostre classi dirigenti che vivono di suggestioni senza controllo sociale. Nel mezzo le scelte sui grandi e piccoli investimenti, insufficienti nel totale ma distribuiti territorialmente in modo poco uniforme e a danno ancora una volta del Mezzogiorno che, ironia e paradosso di una morale all’incontrario , ha finanziato gli interventi economici nazionali con i fondi per la Convergenza, accentrati dalla disponibilità delle Regioni cui veniva impedito di spenderli tutti con una formulazione penalizzante del patto interno di stabilità.

Se volessimo individuare quindi oggi una costante nella politica economica del governo di questi anni la troveremmo nella disponibilità a sacrificare i soggetti più deboli. Lavoratori, Giovani e Mezzogiorno. Stereotipati, dimenticati o criminalizzati oltre i loro demeriti prima, scaricati dopo nelle scelte di governo.

Tutto ciò oggi che, leggendo oltre la propaganda che ha condizionato il dibattito, comincia a emergere la crisi della caricatura costruita per  il Sud che difenderebbe solo scelte clientelari, sprecone, luogo di accordi tra  criminalità, politica e malaffare. Non che tutto ciò manchi al Sud ma è ormai evidente che la ‘ndrangheta investe da tempo in Lombardia, pesa significativamente in quelle economie e non è esistito alcun antidoto antropologico a tale infiltrazione politica e istituzionale che si è propagata velocemente a tutti i livelli cogliendo lo Stato impreparato.

 Sono ancora una volta invece le scelte ideali, unite ai comportamenti individuali, a fare la differenza, dappertutto. Per un Comune come Reggio amministrato dissennatamente ed in alcuni casi illecitamente (ormai lo possono dire anche i garantisti) esiste una Provincia come Cosenza che vince l’Oscar nazionale del bilancio. E non perché è più a Nord!

Oggi la Lega, con la sua resistenza a scelte di politica previdenziale, già adottate da tempo dagli altri Paesi europei, sta involvendo verso pratiche di familismo amorale e difesa di interessi fondati su un insostenibile distribuzione intergenerazionale delle risorse pubbliche. Dimostra quindi di essere una forza che ha esaurito la carica di cambiamento propria dei movimenti allo stato nascente. Propone scelte miopi e le premesse da cui parte sono in crisi.
Mentre il Paese rischia e il suo Presidente è accolto con scetticismo a livello internazionale, il PDL non può fare a meno della Lega.

Ma la Lega pensa al borsellino della signora Bossi, baby pensionata trentanovenne, agente di una classe minoritaria di privilegiati e a scelte insostenibili, nate negli anni ’80, che proprio quel movimento sosteneva di voler combattere in nome dell’equità, della responsabilità economica e del lavoro. Quella categoria di persone non ha a cuore il futuro ma è proprio da loro che il governo dipende.

Dispiace solo che alla forza negoziale della Lega non abbia fatto negli anni contraltare una paragonabile capacità dei deputati e senatori e dei presidenti di Regione del centrodestra  al governo.

Demetrio Naccari Carlizzi (Dipartimento Economico PD Nazionale)

 

 

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