Indagato per peculato l'architetto Labate
Intascò centinaia di migliaia di euro dalla Fallara senza ragione
Redazione
Reggio, consulenze fantasma
Perquisiti la casa e il suo ufficio alla delegazione romana della Regione Calabria
REGGIO CALABRIA - Sul conto corrente dell'architetto Bruno Labate, arrivavano soldi per centinaia di migliaia di euro. Senza che lui facesse niente. Ufficialmente il settore Bilancio del comune lo pagava come consulente.
Di fatto non aveva mai svolto alcun incarico per Palazzo San Giorgio. Ora, il professionista, è iscritto sul registro degli indagati con l'accusa di peculato in concorso con l'allora dirigente Orsola Fallara. Un'accusa che ha portato
i magistrati reggini a perquisire la sua casa romana e l'ufficio nel quale lavora. Attualmente, nella Capitale, Labate svolge il ruolo di capo della delegazione della Regione Calabria, per conto del Presidente Giuseppe Scopelliti. E sempre da Roma, e stato invitato a Reggio per essere interrogato in Procura, assistito dal suo legale Pasquale Foti, dove haarnmesso alcune responsabilità precise. Affiora un quadro inquietante dall'indagine che la Procura di Reggio Calabria sta svolgendo sulla gestione delle casse del comune. Inquietante e scandaloso, si fa sfuggire qualche investigatore.
Di certo,al momento,cisono alcuni elementi, ma siamo solo all'inizio dell'inchiesta. Inchiesta che nel tempo promette sviluppi clamorosi. Per ora il pool di magistrati che si sta occupando della vicenda (i pm Sara Ombra e Francesco Tripodi, coordinati dal Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza) hanno accertato che Orsola Fallara si era auto liquidata indebitamente una cifra non inferiore a 530 mila euro.
In questo senso, i soldi che aveva intascato per aver partecipato quale componente della Commissione Tributaria, non le erano dovuti. Avrebbe sì potuto rappresentare il Comune, ma avrebbe dovuto farlo gratuitamente essendo la dirigente del settore Finanze.
Non è tutto. Altri gravi abusi sono stati consumati con la liquidazione a Labate per prestazioni mai svolte. La lent ed'ingrandimento della Procura è puntata su un mandatodi pagamento da 180milaeuro dell'agosto scorso. Un sacco di denaro giustificato ufficialmente per una consulenza relativa alla riqualificazione dei depuratori di Ravagnese e Gallico (entrambi a Reggio). Sul punto Labate avrebbe confermato di non aver svolto alcuna consulenza, arrivando a dirsi pronto a restituire il denaro.
In buona sostanza il professionista avrebbe affermato di non sapere neppure per quale ragione la Fallara gli aveva liquidato quella somma. La Procura in ogni caso non si è fermata, ed ora sta passando allo scanner le carte di altri pagamenti (per circa 360 mila euro)in relazione a presunte prestazioni professionali per opere pubbliche che si pensa che addirittura non sono mai state realizzate.
Per questo, oltre a interrogare Labate, i magistrati hanno disposto le perquisizioni romane. Gli uomini del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, comandato da Claudio Petrozziello, si sono presentati lunedì scorso alla delegazione della Regione Calabria, a Roma, dove Labate svolge il compito di capodelegazione.
Contemporaneamente è stata anche perquisita la sua abitazione. In entrambi i casi gli inquirenti avrebbero trovato materiale che potrebbe essere utile all'indagine.
Che il livello dell'inchiesta si sia alzato lo dimostra anche il cambio delle guardia tra le forze dell'ordine impegnate. Inizialmente il lavoro investigativo era stata svolto dalla polizia giudiziaria della Procura che, tuttavia, vista la complessità tecnica ha deciso di impegnare gli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza, del colonnello Alberto Reda.
Insomma mano mano che si va avanti i faldoni continuano a riempirsi di ulteriori atti. Tral'altro, sempre nei giorni scorsi, in procura sono sfùati una serie di tecnici sentiti come persone informate sui fatti.
Tra questi, ma non sono gli unici, il capo dei Revisori dei Conti del comune, Carmelo Stracuzzi, e lo stesso sindaco facente funzioni Giuseppe Raffa. Insomma un terremoto dagli effetti difficilmente prevedibili.
Di tutt'aÌtra natura la parte dell'indagine relativa al suicidio di Orsola Fallara, a metà dicembre scorso. La dirigente dell'Ufficio finanze si uccise ingerendo dell'acido muriatico, ed inizialmente alcuni elementi alimentarono delle perplessità.
La donna infatti, dopo aver ingerito l'acido, telefonò per chiedere aiuto, parlandosiaconicarabinieri che con i medici dell' ospedale. In più si rilevò che la parte alta dell'esofago e la bocca non era stata danneggiata dal liquido per come dovrebbe avvenire in questi casi. Bene, la chiave del giallo sarebbe stata spiegata da una dettagliata informativa, nella quale si evincono sue elementi molto importanti.
Il primo riguarda il tipo di acido: si tratta di un genere molto diffuso in commercio e diluito fino al 30%. Il secondo fattore riguarda il quantitativo di veleno bevuto dalla Fallara, che corrisponderebbe a meno di un bicchierino di carta da caffé.
Questo secondo gli inquirenti spiegherebbe le ragioni per le quali non ha devastato la parte alta della gola, mentre ha avuto un effetto devastante e mortale sull'apparato digerente.
Circostanze, assieme ad altre che dovrebbero portare all'archiviazione del caso. Reggio, infiltrazioni al Comune Per il clan libri sette condanne e una sola assoluzione.
di GIUSEPPE BALDESSARRO - Il Quotidiano della Calabria - 16/02/2011
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