L’assessore regionale al Bilancio illustra i dati di un’analisi del dipartimento Economia
Ecco chi paga il conto dell’Ici
Redazione
CATANZARO - «Tremonti? come lo sceriffo di Nottingham, altro che Robin Hood». Ne è convinto l’assessore regionale al Bilancio Demetrio Naccari che al Quotidiano illustra il risultato di uno studio del dipartimento economia della Regione sull’impatto dell’abolizione dell’Ici sulla prima casa coperta con le risorse destinate per le opere pubbliche di Calabria e Sicilia. Il risultato è sorprendente.
«Di fatto, dei tre miliardi di euro di fondi tagliati per finanziare l'abbattimento dell'ICI - spiega Naccari, dati alla mano - si possono contare ben 1,4 miliardi che le precedenti Finanziarie avevano destinato alle "opere pubbliche urgenti per il Sud", cui si aggiungono i 50 milioni per le produzioni agricole della Sicilia. Senza considerare che parte dei fondi del “decreto milleproroghe” del Governo Prodi e destinati alla diffusione della banda larga, e parte dei fondi per il trasporto pubblico Locale, avrebbero avuto tra i beneficiari anche le regioni del Sud». Sommando, quindi, le due precedenti voci che fanno specifico riferimento al Sud, è possibile affermare che il Sud da solo contribuirà per circa il 50% alla compensazione dell'Ici. Pertanto, è il caso di dire che al debole spetta sostenere il più forte, il debole non è più territorio con pari diritti e serve alla funzione di consentire benefici per altre aree».
Tutto ciò - ironizza «ci consente di sciogliere finalmente il dilemma posto sulla stampa nazionale circa la esatta parte che il ministro Tremonti, che pubblicamente parla della Robin( hood)Tax svolgerà nei prossimi anni: lo sceriffo di Nottingham». In un clima filo federalista qual è quello attuale, in cui le aree del Paese non riconoscono più la valenza del principio di solidarietà tra i territori, per l’assessore diventa automatico,, parlare di come la politica di questo Governo «porti ad una perequazione inversa, in quanto non solo prevede, tra i suoi obiettivi, un ridimensionamento del sostegno delle aree deboli, ma addirittura impone un prelievo di fondi destinati ad investimenti nelle aree disagiate a beneficio dei territori ricchi. E se è vero, inoltre, quello che suggerisce la proposta di legge del Consiglio Regionale della Lombardia e cioè che occorre mantenere la “trasparenza dei flussi delle risorse tra regioni affluenti e regioni traenti”».
Nel caso dell'Ici, siamo certi che le aree che traggono i benefici sono quelle del Sud, e che a pagarne le spese sono le aree del Nord? Osservando le ultime statistiche Istat 2007 sulla Finanza Locale, il quadro che emerge per Naccari è chiaro: «Del totale della somma di Ici riscossa in Italia, ben il 55% “appartiene” alle casse dei comuni settentrionali, mentre ai comuni meridionali spetta solo il 19%. Per cui le comunità locali che si vedranno per un verso alleggerire il proprio carico tributario, peruna sommacomplessiva che parte da 40,20 per le case accastate A/3 fino ad un massimo di 106,50 per le case A/2, dall'altro si vedranno privare di infrastrutture e altri importanti interventi per lo sviluppo del loro territorio».
Non deve sfuggire, calcoli a parte, il dato preoccupante delle occasioni di sviluppo che politiche economiche di questo tipo andranno a sottrarre alle arre svantaggiate del Sud, soprattutto perché, in alcuni casi, si tratta di politiche che si ripercuoteranno sull'intero si trovano in controtendenza rispetto agli obiettivi di sviluppo comunitari.
«In questo senso, per quanto riguarda la Calabria, l'esempio - spiega NAccari - più eclatante è proprio quello delle infrastrutture, ed in particolare la scelta di tagliare i fondi per la mobilità della Salerno-Reggio Calabria e per la SS 106, nonostante l'UE, infatti, consideri i chilometri di infrastrutture come un indicatore chiave dello sviluppo di un'area. Certo, - aggiunge - la politica nazionale non la considererà una politica dannosa, salvo poi, nei pochi momenti di dibattito sulla questione meridionale, sostenere che l'assenza dello sviluppo del Sud è sempre legato esclusivamente alla politica locale incapace di gestire le risorse, omettendo così le responsabilità politiche nazionali». A ciò,- conclude - oggi si aggiungono i moniti dell'Ocse, che nell'ultimo outlook presentato il 5 giugno, evidenzia come il deficit pubblico, ridottosi all' 1,9% nel 2007 dovrebbe salire al 2,5% nel 2008, lanciando, così, un campanello d'allarme non solo in merito al rallentamento della crescita, ma soprattutto alle conseguenze sul deficit delle misure del taglio dell'ICI e dell'abolizione dell'Irap».
Infine, non deve essere dimenticato che già nello scorso mandato di Berlusconi, lo stesso Tremonti, già Ministro dell'Economia, fa notare l’assessore - aveva bloccato l'autonomia dei governi locali su Irap e addizionale Irpef (su cui successivamente era intervenuto il Governo Prodi), con gravi conseguenze sulla spesa degli enti locali, in cui, appunto, si era registrato un notevole aumento del debito, e, in particolare, del debito sui derivati. Conforta - conclude Naccari - in questo quadro il senso di responsabilità istituzionale di tanti politici e amministratori calabresi i quali a costo di posizioni scomode rispetto alla loro collocazione partitica non esitano a fare sentire la loro voce in difesa dei territori e di un'equità nazionale».
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