Le sfide della Margherita
Nove punti per migliorare l'Italia
Redazione
La Margherita ha partecipato alla costruzione del programma comune per il governo dell’Unione con un lungo lavoro di elaborazione che ha coinvolto per mesi centinaia di dirigenti e iscritti del nostro partito.
Le nostre proposte, in particolare quelle dibattute nei Big Talk di Torino e Milano e nelle Commissioni tematiche preparatorie al programma dell’Unione, hanno fornito all’Alleanza un gran numero di idee innovative, spesso anticipatrici.
Il confronto con gli altri partiti dell’Unione ha permesso di arrivare a un testo finale “Per il bene dell’Italia” che noi giudichiamo positivamente: è un buon programma, un buon punto di equilibrio di una coalizione ampia.
Non sono mancate mediazioni e compromessi difficili, come è inevitabile in documenti di questa portata, concordati fra partiti di sensibilità diverse.
Ma abbiamo trovato una equilibrata base di convergenza ed è questa che va valorizzata: si tratta della base programmatica comune che consentirà all’Unione guidata da Romano Prodi di orientarsi concretamente nell’attività di governo e parlamentare dei prossimi cinque anni.
Proprio perché vogliamo respingere la grave distorsione della legge proporzionale, fatta apposta per moltiplicare le divergenze, siamo impegnati a consolidare questo impegno unitario.
Ma non accettiamo forzature interpretative ed esternazioni, come quelle registratesi ancora nei giorni scorsi, che distolgono l’attenzione dai molti elementi positivi che meritano di essere valorizzati e che possono disorientare gli elettori.
Non accetteremo, e abbiamo respinto nell’accordo di programma, gli attacchi alla parità scolastica, perché vogliamo un pieno riconoscimento della libertà di insegnamento.
In una democrazia matura è un diritto dei genitori scegliere il progetto educativo dei propri figli, con il solo vincolo che siano rispettati gli indirizzi generali e gli standard di garanzia dettati dallo Stato. Vogliamo un forte impegno per una scuola pubblica che valorizzi la responsabilità delle famiglie come degli insegnanti e che sia all’altezza delle crescenti esigenze della società della conoscenza.
Questo richiede una riqualificazione della spesa all’interno del sistema secondo rigorose priorità, un rafforzamento dell’autonomia scolastica, ma anche una modernizzazione dell’organizzazione e delle strutture; politiche innovative di gestione, in particolare nei confronti dei docenti, che ne valorizzino le professionalità e i meriti, anche con una seria valutazione dei risultati.
Riteniamo forzate le interpretazioni avanzate da componenti della sinistra radicale sul programma dell’alta velocità. I progetti della TAV, compreso quello relativo al corridoio 5 e alla Val di Susa sono stati votati dalla Commissione Europea presieduta da Romano Prodi, approvati dalle istituzioni locali (nel caso della Val di Susa, la Regione, la Provincia e il Comune di Torino); e sono confermati da una lettura non distorta del programma appena concordato.
Le priorità in tema di infrastrutture sono quelle definite a suo tempo, nel 2000, dal Piano Generale dei Trasporti, fra cui rientrano in primo luogo le Reti europee dei trasporti e l’alta velocità. La tratta Lione-Torino è un punto chiave di questo sistema.
Si terrà conto nel modo migliore della preoccupazione delle popolazioni locali, per ridurre al minimo l’impatto ambientale dei lavori. Ma sarebbe irresponsabile sconfessare un’opera da cui dipende la competitività del sistema trasportistico italiano, rispetto a quelli a nord delle Alpi.
Questa è anche la nostra impostazione generale in materia di infrastrutture: discuterle in un dialogo paziente con tutte le rappresentanze dei territori, valutare a fondo le compatibilità ambientali, ma poi attuare quelle opere che corrispondono meglio alle esigenze di sviluppo del paese e delle varie aree (per questo abbiamo sostenuto sia le grandi reti trasversali al Nord Italia sia quelle del Mezzogiorno, gravemente trascurate da questo governo).
Analogamente è equilibrata la soluzione raggiunta nel programma sulla regolazione delle unioni di fatto. L’aspetto qualificante sostenuto dalla Margherita è che nel testo non vengono istituzionalizzate nuove forme di relazione, bensì si riconoscono significativi diritti alle persone che fanno parte di queste unioni, senza che siano dirimenti il genere dei conviventi od il loro orientamento sessuale, mentre è qualificante il sistema di relazioni sentimentali, assistenziali e di solidarietà tra le persone interessate.
Un’altra tematica di grande delicatezza sulla quale la Margherita - DL ha espresso posizioni chiare, che intendiamo ribadire, anche in questa sede, riguarda l’impegno della politica europea e il quadro internazionale.
Noi riaffermiamo la necessità che l’Italia riprenda un ruolo attivo, alla testa del processo di integrazione europea, dopo gli ultimi anni di agnosticismo europeo del governo di centro destra.
L’Italia deve animare il nucleo integrazionista dei paesi fondatori per completare il processo di riforma delle istituzioni e soprattutto perché l’integrazione sia fondata su una ripresa della crescita economica europea, che deve avvenire a partire dall’Eurogruppo. Per crescere nel mondo come attore incisivo, credibile ed affidabile della politica internazionale l’Europa deve dotarsi di una politica di difesa e sicurezza comune e di una attiva politica di vicinato, utilizzando se necessario adeguate cooperazioni rafforzate.
Riteniamo che l’Europa debba recuperare un rapporto equilibrato con l’America: l’alleanza fondamentale non può essere conflittuale ma neanche incondizionata; è interesse comune rafforzare le relazioni transatlantiche in coerenza con la comunanza di interessi e di valori comuni, e con l’idea che un sistema internazionale e di sicurezza efficace passi, anche nel XXI secolo, per l’asse tra l’Europa e l’America.
L’Italia deve tornare a scommettere, all’interno del contesto europeo e nella partnership con gli Stati Uniti, in un rinnovato sistema multilaterale, basato sulle Nazioni Unite e sulle istituzioni settoriali, ingaggiando stabilmente in questo sistema gli attori emergenti extra-europei.
Il multilateralismo globale si deve fondare sull’Onu, sulla Corte Internazionale di Giustizia, sulle organizzazioni regionali. L’Italia si batterà per una riforma del Consiglio di Sicurezza che consegua maggiore trasparenza, efficacia e rappresentatività, favorendo tutti i passi politici e giuridici che conducano all’obiettivo strategico di un seggio europeo. Ed in questo senso è importante la proposta della Margherita perché nel 2007 il seggio italiano nel Consiglio di sicurezza sia condiviso con l’Unione Europea e con l’Alto Rappresentante della PESC.
All’interno dell’intesa comune raggiunta la Margherita-DL ritiene importante sottolineare alcune proprie priorità programmatiche. Sono quelle che abbiamo fatto emergere nei nostri dibattiti degli scorsi mesi, largamente discusse e concordate con i DS, e del tutto in linea con il discorso di Prodi all’Eliseo.
Queste linee prioritarie rispondono al profilo innovatore che noi vogliamo promuovere nella campagna elettorale; ed allo stesso tempo devono essere il baricentro riformista della futura azione di governo. Le indichiamo in forma schematica, mentre sono ampiamente motivate nei documenti allegati, elaborati dalle diverse commissioni tematiche che hanno contribuito a predisporre il Programma dell’Unione.
1. Ritornare a crescere
2. Più innovazione
3. Premiare i talenti e il merito
4. Dare valore al lavoro e combattere la precarietà
5. Una politica per la città. Uscire dall’emergenza casa
6. Contro il carovita: difendere il potere d’acquisto
7. Un welfare familiare e generazionale
8. Semplificare il settore pubblico e combattere gli sprechi
9. Sicurezza e certezza della giustizia
A [questo] indirizzo troverete i punti programmatici della Margherita, e [qui] troverete l'intervento di Romano Prodi in merito al programma politico dell'Unione.
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