Ad agosto è mancato il professor Calogero Lo Giudice. Il ricordo del presidente Mattarella

Lo Giudice fu voluto con forza per proseguire il lavoro iniziato in Sicilia da Pier Santi Mattarella

di Demetrio Naccari Carlizzi ex vice sindaco di Reggio Calabria

Lo Giudice fu voluto con forza per proseguire il lavoro iniziato in Sicilia da Pier Santi Mattarella, ucciso dalla mafia. Poi venne a Reggio ad insegnare alla facoltà di Agraria

Nel mese di agosto è venuto a mancare il prof. Calogero Lo Giudice. Era una figura esemplare, coerente, retto e leale così come lo ha definito il Presidente della Repubblica nel ricordo che ha ritenuto di inviare alla famiglia. Una personalità rara che ha onorato la politica italiana da esponente dell’Assemblea Regionale Siciliana e del Parlamento Europeo. Chi lo ha conosciuto comprende appieno i motivi per cui, dopo il barbaro assassinio del Presidente Piersanti Mattarella, l’Assemblea siciliana lo aveva voluto con determinatezza alla guida della Regione, per cercare di non interrompere il lavoro straordinario che, appunto, il leader democristiano aveva intrapreso. Chi meglio di Calogero Lo Giudice, grande amico di Piersanti Mattarella, poteva raccogliere il testimone per rettitudine, coerenza e condivisione del progetto di liberazione della Sicilia dalla barbarie mafiosa?

Nella fase successiva, Calogero Lo Giudice, caso più unico che raro, decise con il declino della Prima Repubblica di non riproporre la candidatura a parlamentare europeo, nonostante godesse di un consenso larghissimo e fosse certa la Sua rielezione, se solo avesse ritenuto di continuare il Suo impegno politico. Riteneva semplicemente che il suo contributo al bene pubblico fosse già stato espresso e il Suo compito fosse terminato coerentemente con il chiudersi di quella parentesi storica.

Arrivò, quindi, dopo un periodo di ricerca a Parigi, a Reggio per ricominciare, nella Facoltà di Agraria, il suo lavoro di accademico e insegnare materie economiche. Alcuni di noi ebbero il dono di conoscerlo perché da docente Calogero si mise subito al servizio della comunità. Mi chiese di incontrare il sindaco per presentarsi. Con grande umiltà riferì ad Italo Falcomatà che aveva sentito il dovere morale di mettersi a disposizione, con gratuità, del sindaco del Comune sede dell’Università che lo aveva accolto. Fu sempre estremamente disponibile e prodigo di consigli e garbati suggerimenti che abbiamo, immeritatamente, fatto nostri, ritenendo un dono la sua collaborazione e un esempio la sua umiltà.

Certamente l’Ateneo non mancherà di ricordarlo nelle forme ufficiali ma, anche se viveva ormai ritirato tra Catania e la Sua Enna, non poteva passare inosservata la sua dipartita e si impone un ricordo diretto di Calogero,  modello di impegno civile e accademico da offrire alle giovani generazioni e da serbare per quanti hanno ricevuto il valore dalla sua amicizia.

 

 

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