Reggio Calabria - Reggio Emilia

Nel 150° dell'Unità d'Italia viaggio in due realtà opposte del paese

Anche questo articolo entra di diritto nella nostra nuova rubrica: "Vergogniamoci per loro... rubrica di pubblica utilità per chi non è in grado di vergognarsi da solo". Aldilà del fatto che il sindaco Arena dovrebbe spiegare cosa significa in lingua Italiana "efficientare la macchina burocratica", dobbiamo segnalarvi che:

  • egli non ha saputo indicare, come sottolinea il giornalista, il decalogo degli obiettivi;
  • ha certificato una differenziata al 15%, cifra invariata 2002 quando era appena partita;
  • e ha magnificato RTL cioè lo spreco di milioni di euro in barba alla legge e il fumo negli occhi di una città che ancora non è turistica;
  • uno dei traguardi di Arena consisterebbe nella futura approvazione del Piano Urbano della Mobilità, peccato che Reggio sia l’unica città d’Italia a non avere il Piano Urbano del Traffico che è obbligatorio per i Comuni sopra i 15000 abitanti (lo possiede pure Villa San Giovanni) e chiaramente non ha il Piano Urbano della Mobilità.
In [allegato] è persino presente il video dell'intervista in cui Arena non riesce a mettere in fila 10 cose pratiche che dovrebbero essere fatte per il bene della città. Fatta questa premessa riportiamo di seguito l'articolo del Venerdì di Repubblica.

Nel 150° dell'Unità d'Italia viaggio in due realtà opposte del paese. Partendo dai dati Istat e verificando sul campo com'è più «facile» vivere al nord e quanta fatica costa abitare al sud in povertà, violenza e servizi: ecco tutti i numeri (e le testimonianze) di una differenza che resta abissale

di RICCARDO STAGLIANÒ - Venerdì di Repubblica - 05/08/2011


Reggio Calabria. Se telefonate al Comune di Reggio Calabria scatta immancabilmente un risponditore automatico che vi invita a scandire il nome della persona che state cercando. Dite Arena, e non capisce. Dite sindaco, che è la stessa persona, continua a non capire. E quando, esaurisce i tentativi, promette di trasferirvi a un operatore, la linea cade tre volte su tre. Al comune di Reggio Emilia invece risponde una signorina che, buona la prima, vi mette in contatto con chi volete. Comincia con la rivincita dell'uomo sulla macchina questa gara civica. Ovvero mettere a confronto due città che in comune sembrano avere giusto il nome.

In verità la competizione era iniziata qualche, giorno prima, Quando avevo spedito la stessa email a due sindacalisti locali perché mi trovassero una famiglia di operai, monoreddito e con figli, nelle rispettive località. Quarantacinque minuti dopo, uno aveva individuato le persone che facevano al caso mio. Settemiladuecento minuti e un paio di sollecitazioni più tardi, l'altra aveva trovato una famiglia che però abitava a un centinaio di chilometri di distanza.

Benvenuti nell'Italia unita, nell'anno del suo centocinquantesimo compleanno. L'idea per la comparazione era scaturita da alcune illuminanti statistiche Istat, intitolate Noi Italia.

Una delle ricorrenze più frequenti, tra quel centinaio di tabelle, era il collocamento agli antipodi delle due regioni. Con la Calabria in testa per povertà relativa (27,4 per cento) e l'Emilia-Romagna in coda (4,1). Con la prima che produce 36 volte meno brevetti, però ha oltre tre volte i tentati omicidi e tre volte meno servizi sociali della sua omofona padana.

Differenze più appropriate per continenti diversi, piuttosto che per regioni. Il sociologo calabrese Tonino Perna però non si meraviglia: «Già nel 1900 gli emissari del governo centrale registravano un differenziale di violenza pari a 7-8 volte rispetto alla Lombardia. E nel '700 l'abate Galiani lamentava esterrefatto la mancanza dell'acqua, proprio come oggi».

Però citando Braudel, assieme alle «permanenze» ci sono i «cambiamenti». Il più significativo, osserva, «riguarda la legalità, l'azione della magistratura negli ultimi tre anni, il fatto che un mio studente abbia appena finito un libro su quelli che si ribellano al pizzo riportando dieci casi. Solo pochi anni fa non ne avrebbe trovato neppure uno».

Il primo sindaco che incontro è quello del nord, Graziano Delrio, nelle pause di un consiglio comunale piuttosto agitato. Una lista delle cose di cui è più orgoglioso?

«Il 40 per cento dei bimbi tra 0 tre anni vanno agli asili nido comunali. Siamo la città più ciclabile d'Italia. Ricidiamo oltre il 60 per cento dei rifiuti.
Abbiamo rifatto le piazze, portandoci il wi-fi gratis. Il nostro parco di auto elettriche è il più grande d'Europa. Ci premiano ogni anno come il miglior posto per l'integrazione degli immigrati».

Gli chiedo qual è il trucco, dice che non c'è. «Qui la domanda di buona politica è molto forte. Gli amministratori sono costantemente sotto valutazione: se non mantieni le promesse, ti mandano a casa. E i cittadini si sentono parte di un progetto comune».

Un migliaio di chilometri più sotto, lo staff del suo omologo mi fa accomodare nel salottino rosso, poi in quello bianco e quindi nell'ufficio di Demetrio Arena.

Stessa domanda, tenendo però conto che è stato eletto da soli due mesi. «Voglio efficientare la burocrazia, che ha un'età media di 57 anni. Rivedere i contratti con le società miste, dai rifiuti - voglio arrivare al 60 per cento di differenziata entro la fine del mandato (oggi è al 15,8 per cento) - all'acqua.
Creare un sistema di servizi sociali. Fare un piano strategico della mobilità, costruendo il primo parcheggio pubblico, nuovi tapis roulant che colleghino il lungomare con la parte alta della città. E creare vera occupazione, puntando sul turismo, sganciata dalle logiche assistenziali dello Stato com'è successo sinora».

Gli chiedo se può farmi esempi più concreti, circostanziati. Mi dice che partecipa quotidianamente a una manifestazione sulla legalità. Che lavora
sedici ore al giorno. Se facessimo una "word cloud" (trad. nuvol di parole) dei termini che ripete più spesso, «mettere in rete» e «sinergia» giganteggerebbero.

Dai primi ai semplici cittadini. Il mare, il clima e le relazioni umane sono i fattori che hanno inchiavardato Alfredo Pellicanò, 48 anni, tra Ionio e Tirreno.

Lavora in una fabbrica di infissi dalle 6 alle 16, staccando un'ora per accompagnare le bimbe più grandi a scuola con l'unica auto di famiglia. Poi va a montare a domicilio le porte e non stacca prima delle otto-nove di sera.

«Con solo i miei 1700 euro, nonostante 32 anni di anzianità, sarebbe troppo dura. Così arrotondo». Ci vediamo per cena in una pizzeria vicina a casa sua («di proprietà, grazie ai sacrifici dei miei»), a cinque chilometri dal centro. «Ai miei figli non manca niente» dice, presentandomi le scatenate Giorgia e Giulia di 9 e 7 anni, che vogliono fare l'attrice e la ballerina, e Giusepe nato l'anno scorso.

«Le nostre vacanze sono il mare in giornata, a venti chilometri da qui. Ma non ci lamentiamo affatto». La moglie Rita ricorda la piaga dell'acqua ch compra sia per bere che per cucinare. E vorrebbe, lei che in centro ci è nata, che ci fossero bus più frequenti rispetto a uno ogni 45 minuti.

Anche Rosario Martorana, 41 anni, abita nella prima periferia reggiana. Continua a ripetere, lui che è venuto diciott'anni fa dalla provincia di Caltanisetta, che «qui c'è la civiltà». Si occupa  dell'ultima fase della produzione di riduttori che fanno muovere gru, montacarichi, spostano pesi immani.

Prende quasi 2000 euro. I cinquanta metri quadrati col mutuo non gli bastano più, ora che è nato il secondo figlio. Per il resto non vorrebbe «niente di diverso, mi

sento in equilibrio perfetto», affermazione tra le più rare ed estreme che si possano sentire di questi tempi. Anche loro vacanze a costo quasi zero, in Sicilia dai parenti. Per le nozze, dieci anni fa, erano andati a Formentera lui ricorda soprattutto un gran vento.

Dice, in coro con la moglie emiliana, che la città «offre un concerto gratis quasi ogni sera. Se non fosse per i bimbi piccoli avremmo l'imbarazzo della scelta».

La specialità locale sono i servizi sociali, addirittura preventivi. Non aspettano più che qualcuno si presenti per chiedere aiuto. «Li andiamo a stanare» dice Alessandra Donelli, che con sette colleghe fronteggia le potenziali richieste dei 48 mila abitanti della circoscrizione Polo Sud. Uno dei tanti progetti, nati ascoltando la cittadinanza, di cui parla, si chiama «Locanda della memoria».

«E' rivolto a quegli anziani, magari neo vedovi o con i primi acciacchi, che rischiano di deprimersi. Così, pescando dalla banca dati di volontari individuali che vengono da noi per offrire il loro tempo, li mandiamo in cerca nei quartieri. Il pretesto e chiedere ai più vecchi di raccontare la loro biogralia. Un modo per farli sentire Ulla risorsa, anziché un peso. Dopo 4-5 interviste quelle storie diventano capitoli di libri comunali. Ma soprattutto si stabilisce un'amicizia che va ben oltre il progetto».

Annarita Maurini, la collega reggina, è la responsabile dello sportello in zona Ravagnse. In due fronteggiano i bisogni di 65 mila abitanti, è già per questo si meriterebbero una medaglia. La domanda che trovaa più difficile è quella a tema libero: « Un servizio di cui siete orgogliosi?». «Niente, non c'è» risponde. A insistere poi vengono fuori bei successi personali, un progetto Evergreen per portare a ballare 400 anziani, o A spasso coi nonni, dove volontari Caritas vanno a fare la spesa o altre commissioni per persone in là con gli anni.

Qui il volontariato laico non esiste. «Interagiamo con le parrocchie, che ci danno una grossa mano» dice offrendo all'ospite un vassoio di gelati. I due asili nido comunali, più uno per i figli dei dipendenti pubblici, possono servire 145 bambini (quelli emiliani 285). Ma il difetto più grave che lamenta questa donna con poche illusioni è la filosofia dietro agli interventi: «I progetti dovrebbero essere pensati a partire dall'utenza, nascere da e per il territorio, mentre noi spesso li subiamo. Ed è inutile, nonostante le' buone intenzioni, ricevere scarpe se quello che ti serviva era una giacchetta».

Il neo sindaco, però, che ha aperto un tavolo tecnico con il terzo settore, dice: «Ascolto e ascolterò sempre più». In centro, a metà dello spettacolare lungomare che guarda in faccia Messina, stanno montando il palco che, per quasi un mese, ospiterà le dirette di radio Rtl. È uno degli eventi, insieme al festival di fuochi d'artificio o a Miss Italia nel mondo, che sono stati la cifra mnministrativa di Giuseppe Scopelliti, l'ex sindaco ora governatore.

Una gestione son et lumiere che ha contribuito senz'altro al pantagruelico buco di bilancio (si pada di trecento milioni di euro, ma i dettagli, al vaglio
della Corte dei conti, si conosceranno a breve), che Arena deve ora maneggiare,

«Però ha cambiato il volto della città» rivendica il successore. Peccato che tutte queste iniziative, pensate per rilanciare il turismo, non abbiano sin qui prodotto risultati. Negli ultimi dieci anni sono leggermente aumentati gli arrivi (200 a 222 mila in tutta la provincia), ma sono diminuite le presenze (da 688 a 62O mila). Con un mare così abbacinante, il problema deve stare altrove. Tra gli indizi minori ma eloquenti c'è il prezzo del taxi dall'aeroporto 30 euro per sei chilometri.

Che è come se la corsa da Fiumicino a Roma costasse 140 euro contro i 40 attuali (Arena giura che interverrà). Oppure la tariffa dell'hotel che mi consigliano in Comune: 120 euro, poi scontati a 110, per un quattro stelle sulla spiaggia che, come mi spiega troppo tardi un passante, è proprio accanto a una fogna chesversa in mare.

Il centralissimo tre stelle che mi l'accomandano in Val Padana, per dire, ne costa 65. Eppure il tenore di vita è assai più alto. Lunga la strada, per dirla con Guccini, tra la via Emilia ed il West. E per niente diritta. Però, se davvero vogliamo festeggiare l'Unità, anche l'A3 prima o poi andrà completata.

 

 

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