L'eccellenza dei reparti dell'Ospedale Riuniti

Buona regola nella vita di ogni uomo politico dell'epoca era quella di non rivendicare meriti

di Franco Quattrone, già deputato al Parlamento

Pubblicato su Gazzetta del Sud 02/02/2007 in risposta alla lettera dei Demetrio Naccari del 31/01/2007 [qui pubblicata].

 

Devo dire che il tenore della lettera inviata dal Consigliere regionale Naccari Carlizzi al Suo giornale mi ha imbarazzato, riempito di orgoglio, mi ha fatto sentire bene come Cittadino della nostra Reggio.

Sono stato incerto se potessi e dovessi ringraziarlo pubblicamente, quasi a voler continuare il discorso in termini non tanto autoelogiativi quanto per la filosofia, non oso dire lezione, che lo stesso ha voluto trarre dall’operato del Consiglio di Amministrazione degli Ospedali riuniti di quei lontani anni. Penso di poterlo fare a nome di tutti, da Cozzupoli a Polimeni, da Palamara ad Aragona ecc.

Mi pare che Einstein abbia detto che la maturità avanzata, non ripeto la parola vecchiaia, solo perché oggi sono cambiati i significati delle parole, , “è una condizione non bella, alleviata solo da due elementi: il ricordo negli altri delle cose buone da te fatte e la libertà di poter dire con assoluta sincerità quello che pensi.”

Buona regola nella vita di ogni uomo politico dell’epoca era quella di non rivendicare meriti. Ne di vivere di annunci, ne di apparire sui giornali per illustrare ed enfatizzare le cose fatte, tantomeno le cose che si ……. sperava di fare.

Il dovere insito ad ogni incarico pubblico era quello di cercare, con la coscienza dei propri limiti e con umiltà, di operare al meglio nell’interesse della collettività.

Diverse erano le regole e privilegiavano la politica del fare rispetto a quella dell’apparire. Oggi la rivoluzione mediatica le ha cambiate e la politica è divenuta sempre più una …….politica di annunci, usando una frase abusata:“del dire e dell’apparire”. Ma sono, forse, le mutate altre regole a condizionare anche il dovere di fare, degli uomini politici ed amministratori.

Leggo con sgomento della crisi economico finanziaria della sanità, leggo con brividi della “mala sanità” denunciata quotidianamente e non solo nella nostra regione, leggo annunci su nuove strutture pronte ad essere…….. programmate, non dico attuate, da anni, leggo di milioni di euro necessari e mancanti e penso che debba esserci un errore nel metodo. E di conseguenza che la spesa storica serva solo a pagare stipendi e far sopravvivere strutture antiquate, inutilizzate e fatiscenti, che il richiesto pareggio del bilancio serva a far sopravvivere male l’esistente e che la valutazione sia, purtroppo, positiva se questo avviene. E ripenso alle nostre regole: il bilancio quadrava facendo aumentare le degenze e quindi l’introito per le rette. Il tutto legato alla necessità-dovere di fornire prestazioni di alto livello da coniugare, naturalmente, all’imperativo inderogabile di dare servizi e risposte vere ed immediate alle esigenze dei cittadini. Sono passati 35 anni e non mi pare siano molte altre le strutture di eccellenza che la nostra sanità può vantare.

Anzi mi pare di aver letto o sentito che una gran parte degli allora giovani, oggi eccellenze nel campo sanitario, Mazzitelli, Bellinvia ecc, non avendo ancora 60 anni e quindi nel pieno della maturità e della scienza, abbiano presentato le dimissioni abbandonando il campo e chiudendo in tal modo una scuola. Alle mie insistenze amicali perché continuassero il loro dovere ed il loro servizio alla città, così come stanno facendo l’ottimo Minello Zoccali, Annibale Musitano, Cico Trapani e altri, mi è stato replicato dagli stessi che gli era divenuto oggettivamente impossibile. La risposta e la specificazione delle ragioni mi ha fatto pensare che qualcosa, dunque, non è andato per il verso giusto in questi 35 anni passati. Sento parlare di grandi investimenti per la cardio chirurgia e per l’emodinamica, forse. Ma li sento discorsi rimasticati ed astratti.
Umilmente credo sia sbagliato il percorso.


Occorre prima trovare gli operatori di alto livello, capaci e disponibili ad affrontare le difficoltà insite ad una terra di frontiera come la nostra e poi fidarsi delle loro scelte di uomini ed attrezzature, soddisfarne le richieste e, soprattutto, non interferire con queste. Chiudendo così il campo a possibili infiltrazioni mafiose. Sono urgenze vere perché il loro intervento spesso non è dilazionabile neppure di ore, e non c’è tempo per un viaggio della speranza.

Ma non solo nel campo della sanità. Trovo strano il sentire che deve essere difesa la Scuola Superiore della pubblica amministrazione, una delle quattro esistenti in Italia, anch’essa risalente a tanti anni fa e provo dolore pensando alle fatiche immani fatte da me e da altri per potenziarla e renderla momento di crescita personale dei giovani laureati, ma soprattutto strumento per la formazione di una valorosa classe dirigente nelle pubbliche amministrazioni.

Trovo strano il non sentire parlare tra le iniziative per Gioia Tauro della Borsa Merci, trovo strane tante altre cose, tante altre dimenticanze.

Ma dopo l’amarezza, la speranza.

La speranza che giovani, valorosi politici come Demetrio Naccari, e altri che non cito singolarmente, con qualcuno ho addirittura rapporti da un trentennio, cui va la mia stima e la mia speranza: sappiano, assieme, far fronte alle tante emergenze di questa città e provincia e riescano a realizzare quello che non abbiamo potuto o siamo stati in grado di fare noi.

 

 

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